Nuovo appello di Zelensky: «Rischio catastrofe umanitaria». In arrivo altre sanzioni dall’Europa

Mentre la guerra in Ucraina giunge al quattordicesimo giorno, la Russia illustra quelli che sono i piani a detta dei suoi dirigenti. Tanto per cominciare, cioè, Mosca non vuole «rovesciare il governo» dell’Ucraina o almeno questa è la versione della portavoce del ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova, secondo la quale ci sono stati «progressi» nei negoziati con Kiev. Piuttosto, lo scopo, è quello di «porre fine all’insensato spargimento di sangue e alla resistenza delle forze armate ucraine il prima possibile». Restano sullo sfondo però alcuni obiettivi concreti, cui la Russia non è disposta a cedere. Perché come ha spiegato in un secondo momento il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, la fine delle ostilità è vincolata al riconoscimento da parte di Kiev delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk come «Stati sovrani e indipendenti». Le ultime dichiarazioni del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, il quale ha pubblicato un video su Telegram, vanno in una direzione opposta ad un’eventuale resa incondizionata: «Continuiamo ad evacuare le persone dalla regione di Kiev, oltre 18 mila. I partner dell’Ucraina – ha insistito, reiterando una richiesta che prosegue da giorni – saranno responsabili di una catastrofe umanitaria se non introdurranno una no-fly zone» sul paese. Per il momento si prosegue sulla strada delle sanzioni economiche. Ieri il presidente americano, Joe Biden, ha annunciato il divieto di importazioni negli Stati Uniti di petrolio, gas naturale e carbone dalla Russia con effetto immediato, mentre oggi la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, su Twitter ha reso noto che si stanno «rafforzando ulteriormente la rete delle sanzioni in risposta all’aggressione militare russa contro l’Ucraina. Elencare 160 persone: oligarchi, membri del Consiglio della Federazione Russa, settore bancario bielorusso, esportazione di tecnologia di navigazione marittima verso la Russia, aggiunta di criptovalute». La Cina, intanto, è tornata ad attaccare Stati Uniti e Nato – l’indomani di un’apertura ad una possibile mediazione discussa in un vertice con Francia e Germania –, colpevoli, secondo Pechino, di spingere le tensioni tra Ucraina e Russia «a un punto di rottura». Sul fronte umanitario, oggi è ancora una giornata di tregue volta proprio a favorire i corridoi e l’evacuazione di civili. Ma il caso della Polonia, che ha offerto jet all’Ucraina (trovando però la contrarietà statunitense), alza di nuovo l’asticella delle tensioni. Secondo il Cremlino l’offerta polacca crea «uno scenario potenzialmente pericoloso».