di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Si avvicina la data del 31 marzo, termine dello stato d’emergenza Covid nel quale ci troviamo ormai da oltre 2 anni, dalla fine di gennaio 2020, e, nonostante un nuovo aumento dei contagi e la presenza di nuove varianti, non dovrebbe essere ulteriormente prorogato, anche perché nel frattempo ne abbiamo uno nuovo, non più determinato da pericoli sanitari, ma politici, a causa della guerra in corso in Ucraina. Dando quindi per scontata la fine dello stato d’emergenza, cosa accadrà, in particolare nell’ambito lavorativo, a partire dal prossimo aprile? Già sappiamo che il primo effetto, direttamente collegato alla scadenza di fine mese, sarà lo stop allo smart working semplificato ed il ritorno alla necessità di stipulare specifici accordi individuali per poter operare in modalità agile. Ci si chiede però, soprattutto, anche se non connesso in modo altrettanto stringente allo stato d’emergenza Covid, se dal 1 aprile decadrà anche il dovere di esibire il green pass per poter accedere ai luoghi di lavoro. Esclusivamente, comunque, per il lavoratori con età inferiore ai 50 anni, che attualmente sono tenuti ad avere quello base, mentre per gli over l’obbligo di green pass, ed esclusivamente di tipo super, ovvero da completamento del ciclo di immunizzazione o da guarigione, dovrebbe rimanere, assieme a quello vaccinale, fino al 15 giugno. Così sembrerebbe, anche in assenza di comunicazioni definitive da parte del Governo, anche sulla base di una notizia apparsa su “Italia Oggi”: il Ministero del Lavoro nella nota n. 2003 del 2022 avrebbe, infatti, anticipato i termini di funzionamento della procedura a partire dal prossimo mese, anche se solo relativamente alla sua applicazione nei confronti dei percettori di reddito di cittadinanza che svolgono delle attività comparabili a quelle lavorative o di formazione/volontariato vincolate al reddito, togliendo l’obbligo di mostrare il lasciapassare verde ai più giovani. La nuova normativa comunque non è ancora stata ufficializzata. Se effettivamente entrasse in vigore questo obbligo differenziato, da un lato si amplierebbe la differenza di trattamento fra lavoratori in base all’età, dall’altro, però, tra obbligo vaccinale e di green pass per gli over-50, si potrebbe garantire un’efficace protezione dal virus ponendo particolare attenzione nei confronti delle persone che, dati alla mano, sono più soggette a contrarre in forma grave la malattia, lasciando maggiori libertà agli altri. Il tutto, comunque, è ancora da definire in modo ufficiale, anche considerando gli ultimi dati, non buonissimi, sull’andamento della pandemia ed alcuni ipotizzano un’estensione delle regole attuali fino all’estate. Mancano tre settimane al 31 marzo: come sempre ci auguriamo innanzitutto, qualunque decisione venga presa, che ci sia una comunicazione chiara e tempestiva per permettere ad aziende e lavoratori di organizzarsi in tempo utile.