8 marzo: c’è ancora strada da fare, ma segnali di miglioramento ci sono. A fronte della bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro, segnali incoraggianti arrivano dal mondo accademico e dall’imprenditoria.

Donne, non tutto è perduto, non tutto va male. Se, come censito dalla Fiaso, «la stragrande maggioranza del personale del servizio sanitario nazionale, oltre il 60%, è donna, eppure pochissime ricoprono incarichi dirigenziali» – ma si iniziano a intravedere segnali positivi -, lo sono altrettanto le confortanti notizie che arrivano dall’Ufficio statistico del Ministero dell’Università e della Ricerca. Il Focus “Le carriere femminili in ambito accademico” segnala dati incoraggianti: il primo riguarda il Glass Ceiling Index (GCI) che misura la probabilità delle donne, rispetto agli uomini, di raggiungere la qualifica più elevata nella carriera accademica. Il GCI pari a “1” indica la perfetta parità di genere, ma più l’indice assume valori superiori a “1” e più è segno di una sottorappresentazione delle donne. Sebbene ci sia ancora una distanza da colmare, l’Italia, dal 2005 al 2020, ha ridotto il valore, passando da 1,84 a 1,52, leggermente inferiore alla media europea pari a 1,54. Altro dato positivo riguarda i dottorati di ricerca: sebbene siano ancora poche le studentesse che scelgono le “scienze dure”, rispetto alla media europea l’Italia ha risultati migliori sia per la percentuale di donne che conseguono il titolo di dottore di ricerca (51%, media europea 48%), sia per la percentuale di afferenza di donne ai settori tecnico-scientifici delle aree STEM (43%, due punti in più rispetto all’anno precedente e sopra la media europea del 38%). La quota di dottoresse di ricerca, in percentuale totale e nelle aree STEM, nel nostro Paese risulta superiore anche a quelle di alcuni Paesi europei come Regno Unito (48% e 40%), Francia (44% e 36%) e Germania (45% e 33%).
Da segnalare c’è anche il dato Cna sull’imprenditoria femminile, realtà di grande valore per l’economia nazionale: nel 69,7% dei casi le donne non svolgono una funzione ausiliaria, ma sono responsabili in prima persona dello sviluppo del progetto imprenditoriale in qualità di titolari (29,2%) e/o di amministratrici (40,5%). Le donne operano mediamente in una impresa su due e rivestono ruoli apicali di titolare e/o di amministratore quasi in un’impresa su tre. Quanto ai settori, a prevalere nettamente sono i servizi e in particolare quelli alla persona. Segnali incoraggianti, anche se come ha detto oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, esistono ancora «impedimenti e ostacoli che abbiamo il dovere di individuare e rimuovere insieme, uomini e donne».