L’Unione europea anticipa di venti anni gli obiettivi già fissati per la metà del secolo

Una fortissima preoccupazione per quanto potrà accadere nei prossimi anni, fermo restando la giusta e condivisibile lotta contro i cambiamenti climatici. È questa in sintesi la posizione espressa oggi dai rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl nel corso della audizione presso la commissione ambiente della Camera dei deputati. Oggetto del confronto, un primo pacchetto di proposte che arrivano da Bruxelles nell’ambito della strategia di contenimento delle emissioni di CO2. Il cosiddetto Green deal europeo prevede una anticipazione al 2030 degli obiettivi di contenimento già fissati al 2050. Una accelerazione tale da portare ad una riduzione delle emissioni almeno alla soglia del 55% in meno rispetto al 1990. Nel caso della agricoltura, della silvicoltura e delle altre attività del settore primario, l’obiettivo sale addirittura alla neutralità climatica entro il 2035. Il problema, già manifestato in ambito di Cese, il Consiglio economico e sociale europeo dove sono presenti stabilmente le quattro sigle sindacali, è una transizione così rapida potrebbe avere effetti sociali ed occupazionali di forte impatto. Il solo settore dell’automotive potrebbe perdere nel nostro Paese diverse decine di migliaia di posti di lavoro, sia diretti che in tutto l’indotto. Stessa cosa potrebbe succedere pure nel trasporto aereo, già duramente colpito dalla pandemia e dalla guerra russo-ucraina.