Appelli al Governo sugli effetti della crisi energetica. Da Confindustria sul Pnrr a “Lettera 150”, il think tank costituito da oltre 300 tra professori universitari, magistrati, professionisti, sul Catasto

Mentre le Borse crollano e il prezzo del petrolio sale ai massimi, in Italia continuano le polemiche sulla riforma del catasto, e non solo. Se ad, esempio, Confindustria, attraverso il presidente Carlo Bonomi, vede con favore quest’ultima riforma, da un’altra lancia un allarme sul Pnrr, sostenendo che, alla luce della crisi energetica e del conflitto tra Russia e Ucraina, i conti fatti dal Governo potrebbero non tornare. Allora perché la riforma del catasto, invece, dovrebbe andare bene? Infatti, da segnalare c’è una nota di “Lettera 150”, il think tank liberal conservatore costituito da oltre 300 tra professori universitari, magistrati, – nato «da un appello in favore della rapida predisposizione di un piano di fuoriuscita in condizioni di sicurezza dal blocco del Paese per contrastare l’epidemia da Covid-19» – è intervenuto sulla riforma del catasto. «La riforma del catasto – sostiene il think tank – è prima di tutto inutile. Se l’obiettivo è aggiornare le classificazioni catastali alla realtà, è già in vigore una norma contenuta nella legge finanziaria per il 2005 (n. 311/2004, art. 1, commi 335 e 336), che attribuisce ampi poteri alla Agenzia del Territorio e ai Comuni». Per il censimento di immobili abusivi, «sono in vigore dettagliate norme che attribuiscono poteri di controllo ai Comuni» attraverso le più innovative tecnologie. Inoltre, secondo uno studio citato da Lettera150, l’aggiornamento ai prezzi di mercato dei valori catastali triplicherà in media il carico fiscale sugli immobili. «Ciò determinerebbe per la maggior parte degli italiani appartenente alle classi media e medio bassa, l’impossibilità di sostenere il peso del mantenimento dell’immobile», costringendoli a privarsene «a favore delle grandi società di real estate e della speculazione finanziaria». Per “Lettera 150”, «la riforma del catasto è il prodromo della estensione dell’IMU anche alla casa di abitazione come richiesto contestualmente dalla Commissione europea». Il Pnrr, dunque, inizia a ricevere contestazioni anche da ambienti liberal conservatori. Per Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, va riscritto perché rischia di essere affondato sotto il peso dei rialzi di gas e petrolio. Per Bonomi «la ripresa rischia forte con il blocco di molte attività». Non solo, «è necessario spostare gli obiettivi della transizione ecologica». Senza dimenticare che di problemi con il Pnrr ce ne sono già per le gare, mettendo a rischio la realizzazione delle opere nei tempi previsti. Cambiare il Pnrr di qualsiasi Paese implica un nuovo accordo con Bruxelles e con il Consiglio europeo e chissà se la guerra ucraina può rappresentare una legittima argomentazione per farlo.