di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

In un’intervista rilasciata a La Stampa, il Commissario Ue agli affari economici ha fatto affermazioni molto interessanti sul futuro dell’Unione, che, a detta di Paolo Gentiloni, dovrà indispensabilmente cambiare a seguito degli eventi non solo politico-militari, ma anche economici derivanti dal conflitto tra Russia e Ucraina. «Un secondo momento costituente dopo il successo del primo. Con il Covid è stato il momento della solidarietà, oggi è quello dell’autonomia. Soprattutto in campo energetico e in quello della difesa». Parole giuste, ma che arrivano, di nuovo, in ritardo da un’Unione che è stata spesso oggetto di critiche non a causa di pregiudizi antieuropeisti, ma perché sorda rispetto alle esigenze concrete e reali degli Stati membri e dei propri cittadini. E poi sono arrivate, purtroppo, delle crisi gravissime che hanno costretto Bruxelles ad aprire gli occhi e cambiare atteggiamento. Con la pandemia l’Europa, dopo alcune iniziali reticenze, ha dovuto comprendere la necessità di rivedere le proprie rigide regole sui bilanci, che erano comunque inadeguate al fine dello sviluppo economico e sociale anche prima della crisi Covid, e che, dopo lo tsunami non solo sanitario provocato dal virus si sono mostrate ancora di più insostenibili. Da qui l’urgenza di cambiare la propria scala di priorità, mettendo ai primi posti, finalmente, la solidarietà e gli investimenti per generare sviluppo. Ora sta accadendo lo stesso a causa della guerra ai confini orientali dell’Unione. La guerra in Ucraina ha messo di nuovo l’Europa di fronte all’evidenza, ha mostrato l’esigenza di dover cambiare, in questo caso nell’ambito degli approvvigionamenti energetici e di materie prime e nel campo della difesa comune, perché la drammaticità dei fatti ha portato al pettine vecchi nodi, che comunque erano prima o poi da sciogliere, esattamente come era avvenuto nel caso della pandemia. Non solo il conflitto, ma anche la risposta molto dura degli Stati europei nei confronti di Putin – le sanzioni, la decisione di sostenere Kiev inviando armi ed altri dispositivi per 500 milioni di euro – comporteranno delle conseguenze importanti, per la Russia, certamente, ma anche per noi e per la nostra economia, col problema della carenza e dell’aumento dei costi dell’energia e dei beni alimentari, con alcuni Paesi fra cui l’Italia in maggiore difficoltà. Ci auguriamo che, come annunciato da Gentiloni, da questo problema non da poco nasca la volontà di costruire un’Europa maggiormente indipendente ed autonoma, in grado di sfruttare al meglio le proprie risorse, che faccia fronte comune, utilizzando la transizione energetica come strumento di crescita economica e non invece come freno e dipendenza dall’estero. Così come auspichiamo che dai pericoli della guerra si comprenda l’importanza di saper e poter difendere tutti insieme i nostri confini, ad Est e non solo.