Meno nidi, più polizze sanitarie e buoni pasto anche in smart working

L’avvento dello smart working starebbe influenzando il welfare aziendale, almeno stando ad alcune ricerche appena pubblicate. In vista della scadenza dello stato di emergenza e in attesa di capire cosa succederà in Parlamento – come noto, Cgil, Cisl, Uil e Ugl insistono da tempo sulla necessità di introdurre la contrattazione collettiva per la fruizione del lavoro agile, fermo restando l’accordo individuale con il singolo dipendente -, la contrattazione collettiva di secondo livello si starebbe adeguando alle nuove esigenze. Se, infatti, fino a qualche tempo addietro, una delle prime richieste del sindacato in ambito aziendale era spesso quella di prevedere la realizzazione di nidi aziendali, oggi, con lo smart working, questa richiesta sembra venire meno o, comunque, al momento non è indicata fra le priorità. Analizzando le piattaforme in alcune delle principali aziende del Paese, Adapt ha individuato nella formazione uno dei punti maggiormente qualificanti. Molto gettonate anche le polizze sanitarie integrative, una esigenza che negli anni è sempre andata aumentando e che ora, dopo i giorni bui del Covid-19, ha ripreso forte vigore, e il riconoscimento dei buoni pasto anche per chi svolge lavoro da remoto in modalità agile. Proprio la questione dei ticket restaurant era diventata oggetto di forte contenzioso fra le aziende e le rappresentanze sindacali.