L’Ugl rivendica di aver sollevato alcune questioni centrali in tempi non sospetti

Ad un mese dall’apertura dei seggi per il rinnovo delle rappresentanze sindacali unitarie nel pubblico impiego, ci accende la campagna elettorale fra le varie sigle di categoria. Da tempo, le federazioni Ugl evidenziano due questioni in particolare, oltre ad altri aspetti connessi alla previdenza complementare e alla sicurezza sul lavoro. Negli anni, il pubblico impiego si è fortemente impoverito a causa del ritardo nel rinnovo dei contratti collettivi nazionali. Uno studio Ugl ha dimostrato come, in dieci anni, la forbice fra gli stipendi reali dei dipendenti pubblici e di quelli privati si è allargata in maniera consistente, nell’ordine di oltre venti punti percentuali. Oltre alla questione stipendiale, l’altro grande tema è quello della carenza degli organici in tutti i comparti, dalla scuola alle autonomie, fino ad arrivare alle amministrazioni centrali, alla polizia locale e alla sanità. Proprio l’Ugl, sotto quest’ultimo profilo, è stata la prima sigla ad evidenziare il rischio, in piena pandemia, che proprio il personale precario maggiormente impiegato a contrastare i devastanti effetti del Covid-19, poi non avesse i requisiti per la stabilizzazione a causa di mere questioni burocratiche. Forte l’attenzione dell’Ugl, nel suo complesso, sulla partita relativa alla formazione, un tema assolutamente sottovalutato da almeno dieci anni a questa parte per le scelte fatte da Monti a suo tempo.