Gli effetti del conflitto in Ucraina sulla bolletta energetica di imprese e famiglie: + 164%. Queste le previsioni di Confcommercio con Nomisma Energia per il 2022. Sempre più pesanti e difficilmente sostenibili

Confcommercio, in collaborazione con Nomisma Energia, ha stimato gli effetti del conflitto in Ucraina, scoppiato il 24 febbraio scorso, sulle imprese del terziario di mercato: ha innescato una forte instabilità al rialzo dei prezzi dell’energia, già in atto, da mesi, con incrementi di circa il 50% delle quotazioni del gas e dell’elettricità sui mercati internazionali. Conseguentemente, l’impatto sulla bolletta energetica di famiglie e imprese diventa sempre più pesante e difficilmente sostenibile. In particolare, per le imprese del terziario di mercato ovvero commercio, ricettività e ristorazione. Un aggravamento del conflitto, con l’eventuale interruzione delle forniture di gas dalla Russia, potrebbe comportare una spesa energetica di quasi 30 miliardi di euro nel 2022, con un incremento di oltre il 160% rispetto al 2021. Nel frattempo, sul fronte carburanti, il prezzo del petrolio macina nuovi record e spinge il gasolio oltre 1,8 euro al litro e con il conflitto in corso per l’autotrasporto si rischia una maggiore spesa annua di 21 miliardi. Il prezzo del gas, il più esposto alla crisi degli ultimi mesi, a inizio febbraio era intorno a 80 euro per megawattora, per salire a 120 euro il giorno dell’inizio del conflitto e toccare, in questi ultimi giorni, punte anche superiori a 170 euro, livelli incomparabili con i 25 euro di un anno fa. Poiché l’evolversi della crisi russo-ucraina è ancora molto incerto, è al momento possibile fare solo delle ipotesi di andamento dei prezzi e del relativo impatto per le imprese del commercio, del turismo e della ristorazione nel 2022. Si conferma, in ogni caso, la necessità di interventi in grado di bilanciare adeguatamente l’impatto dei rincari in bolletta e di risolvere strutturalmente i nodi irrisolti del nostro sistema energetico. Per Confcommercio le misure adottate recentemente dal Governo vanno nella giusta direzione, ma non sono sufficienti. Occorre intervenire sul peso eccessivo degli oneri generali di sistema – che hanno un costo stimato di quasi 17 miliardi per il 2022 su famiglie e imprese – e agire per il riordino della fiscalità energetica: dalla riduzione dal 22% al 10% dell’IVA sui consumi elettrici delle imprese del terziario di mercato, allineandola a quella prevista per gli altri settori produttivi e per le famiglie, all’esclusione degli oneri generali di sistema dall’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto ed alla riduzione delle accise. Anche sul fronte “caro carburanti” i primi interventi emergenziali, introdotti a sostegno dell’autotrasporto, vanno bene, ma anche qui è necessario agire strutturalmente sul carico fiscale del settore e in prospettiva vanno introdotte alcune modifiche alle proposte europee del pacchetto “FIT for 55”, per evitare che i costi della transizione diventino insostenibili per le imprese italiane.