Kiev accusa: almeno duemila civili morti in sette giorni. Lavrov: «La terza guerra mondiale sarebbe nucleare e devastante»

Alla fine sembra che il secondo round di negoziati tra Ucraina e Russia si terrà entro la giornata di oggi. Le notizie si erano rincorse per tutta la mattinata, il tavolo sembrava all’ordine del giorno, poi una smentita al riguardo e infine è arrivata la conferma russa. Il primo tavolo negoziale si è svolto in Bielorussia lunedì (non si sa molto di più sul luogo degli incontri previsti nelle prossime ore) e i rappresentanti delle due parti dovrebbero essere gli stessi dell’altra volta. Mentre si muove la diplomazia, pur in un quadro non ancora particolarmente ottimista, proseguono i combattimenti che stanno devastando molte città ucraine. Le più colpite sono la capitale Kiev, Kharkiv, Chernihiv e Mariupol. Ieri cinque persone sono morte nell’attacco alla torre della televisione ucraina. Kiev resta assediata, ma per il momento un’offensiva “definitiva” non è stata ancora portata avanti dalle forze russe, forse allo scopo – resistenza ucraina a parte – di alzare la posta al tavolo negoziale. Ad ogni modo i civili morti in Ucraina in questi primi sette giorni di guerra sarebbero almeno duemila, secondo il servizio statale di emergenza di Kiev. La stessa fonte ha reso noto che «centinaia di strutture, tra cui ospedali, asili e case» sono state distrutte. Inoltre, secondo il ministro degli Affari esteri ucraino, Dmytro Kuleba, nel paese starebbero arrivando «combattenti volontari provenienti da 16 paesi del mondo», per un totale di oltre mille persone. Il ministro ha infatti parlato di una «coalizione internazionale contro la guerra», ricordando che «19 paesi stanno dando armi all’Ucraina». Negli Stati Uniti, durante il suo primo discorso sullo stato dell’Unione, il presidente Joe Biden ha confermato che soldati americani non parteciperanno in alcun modo alla guerra in Ucraina, ma che sono stati posti a difesa dei paesi Nato limitrofi. Ha poi esaltato la compattezza dell’Alleanza, osservando che Putin ha avuto torto a pensare che l’Occidente non avrebbe risposto con sanzioni e diplomazia. Ma il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, in un’intervista ad al-Jazeera, è tornato a ribadire: «La terza guerra mondiale sarebbe nucleare e devastante».