Si impennano anche i prezzi di grano e mais. Coldiretti: le quotazioni del grano sono balzate del 2% in un solo giorno. Con il rincaro dei costi energetici, si paga più la bottiglia che il pomodoro

Se non è guerra, è già conflitto almeno sul piano economico: la crescita dei prodotti energetici sta innescando un pericoloso effetto domino. Lo racconta oggi l’analisi della Coldiretti sugli effetti dell’invasione russa in Ucraina: le quotazioni del grano sono balzate del 2% in un solo giorno, mentre il mais destinato all’alimentazione del bestiame ha raggiunto il valore massimo da sette mesi.
«Un colpo mortale per gli allevamenti che sono costretti a fare i conti anche con il caro energia a fronte di compensi ben al di sotto delle spese. Il mais è la componente principale dell’alimentazione degli animali negli allevamenti. L’Italia è costretta ad importare oltre la metà del fabbisogno (53%) a seguito della riduzione di quasi 1/3 della produzione interna negli ultimi 10 anni a causa delle speculazioni a danno degli agricoltori». Ma dall’Ucraina arriva in Italia anche il grano tenero per la produzione di pane e biscotti per una quota pari al 5% dell’import totale nazionale e un quantitativo di 107mila tonnellate nei primi dieci mesi del 2021. Un valore quasi doppio rispetto a quello proveniente dalla Russia (44mila tonnellate) dalla quale arriva anche il grano duro per la pasta (36mila tonnellate). L’Ucraina, inoltre, si colloca al terzo posto come esportatore di grano a livello mondiale, mentre la Russia al primo e garantiscono insieme circa 1/3 del commercio mondiale.
Dicevamo dell’inflazione, Coldiretti commentando i dati definitivi di gennaio diffusi oggi dall’Istat, che evidenziano un aumento dei costi del 4,8% con un balzo del 38,6 % per l’energia e del 3,6 % alimentari, sostiene che «il rincaro dei costi energetici si trasferisce sui costi di produzione nella filiera agroalimentare, come quello per gli imballaggi», finendo così per pagare «più la bottiglia che il pomodoro in essa contenuto. Agricoltori, allevatori e pescatori – è la denuncia di Coldiretti – sono «costretti a lasciare campagne e porti per mobilitarsi e salvare il futuro delle proprie aziende».
A preoccupare Coldiretti, il fatto che il conflitto possa danneggiare le infrastrutture e bloccare le spedizioni dai porti del Mar Nero. «L’Italia, fortemente deficitaria in alcuni settori, ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri».