Dai carburanti alle materie prime, potremmo essere «agli albori di una fase rialzista». Questa l’allarmante previsione fatta all’agenzia Agi da Gianclaudio Torlizzi, direttore generale della società di consulenza finanziaria T-Commodity

Tra prezzi dei carburanti e delle materie prime non si mette bene per l’economia e la ripresa. Oggi, mentre il Cremlino ha definito «prematura» l’organizzazione di un vertice Biden-Putin sull’Ucraina, assistiamo ad un aggiustamento al rialzo sulla rete carburanti: i prezzi praticati sul territorio di benzina e diesel continuano a salire per effetto degli interventi dei giorni scorsi effettuati dalle compagnie. Che comunque oggi lasciano invariati i prezzi raccomandati. In base all’elaborazione di Quotidiano Energia dei dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi carburanti del Mise, il prezzo medio nazionale praticato della benzina in modalità self sale a 1,855 euro/litro (venerdì 1,850), con i diversi marchi compresi tra 1,851 e 1,877 euro/litro (no logo 1,835). Il prezzo medio praticato del diesel self cresce a 1,728 euro/litro (venerdì 1,724) con le compagnie posizionate tra 1,727 e 1,739 euro/litro. Ma c’è anche il tema più ampio dei costi delle materie prime a preoccupare. Gianclaudio Torlizzi, direttore generale della società di consulenza finanziaria T-Commodity, ha spiegato oggi in un colloquio con l’agenzia di stampa Agi che le cause sono diverse. In primis, «sicuramente le politiche del lockdown, che in Asia spesso hanno ostacolato i trasporti e tuttora li ostacolano», facendo così aumentare i prezzi delle materie disponibili. Ma c’entrano anche le politiche climatiche. «In Europa il Green Deal ha contribuito al rialzo dei metalli, sia di quelli che servono per produrre batterie (litio, rame, nichel e cobalto) sia di quelli che per essere prodotti hanno bisogno di molta energia (alluminio o zinco)», prezzi che poi aumentano con l’aumento dei costi dell’energia. Poi c’è il mercato che sta abbandonando la concezione di transitorietà dell’inflazione e abbracciando l’idea di un assestamento al rialzo prezzi, situazione che attrae gli investitori ad investire in materie prime per tutelarsi dall’inflazione. In più c’è la Cina: le politiche di lockdown ancora in vigore frenano il potenziale cinese. Ma presto si riaprirà anche lì e cosa succederà quando la Cina potrà correre al massimo del potenziale, visto che consuma il 50% del livello mondiale di metalli industriali? Secondo Torlizzi: «Potremmo essere agli albori di una nuova fase rialzista, forse più forte della prima». Un modo per invertire la rotta ci sarebbe ed è da parte dell’Occidente «rivedere i propri piani climatici». «Ma è piuttosto difficile che possa accadere», sostiene Torlizzi.