di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Oggi c’è stato un convegno interessante, organizzato dallo Yepp, associazione giovanile europea che si occupa della promozione sociale. Presenti importanti personalità, col compito di analizzare le varie sfaccettature della questione giovanile in Italia ed in Europa. Il mio intervento, naturalmente, su giovani e sindacato. Un tema sempre attuale, soprattutto ora, che tanti giovani sono in piazza a manifestare per una scuola migliore. Quello che ho voluto dire ai giovani presenti al convegno e idealmente anche a tutti gli altri, compresi quelli che oggi sono in piazza, è che, pur senza nascondere la necessità di una maggiore modernizzazione, c’è ancora un grande bisogno di sindacato. La situazione giovanile, italiana ed anche europea, è critica nel nostro mondo ormai globalizzato ed il Covid non ha fatto altro che amplificare ulteriormente le criticità, rendendo più urgente trovare soluzioni efficaci per difendere meglio le nuove generazioni di giovani: di quelli a scuola, con i vecchi problemi e ora anche quelli nuovi causati dal virus, l’isolamento e la dad, di quelli in alternanza che chiedono sicurezza, di quelli in cerca di lavoro con le sempre maggiori difficoltà a trovarlo e soprattutto a trovarne uno stabile e ben retribuito, di quelli occupati, spesso a termine, i primi a venire estromessi dal mercato del lavoro, di quelli costretti ad adattarsi ad un’occupazione non adeguata alle proprie capacità e scarsa di prospettive, dei tanti ragazzi che lavorano o lavoravano all’estero, messi in difficoltà dalle restrizioni determinate dalla pandemia. Il ruolo del sindacato, in questo contesto, è quello di rappresentare i problemi di questa categoria, aiutarla a portare avanti le proprie istanze. Anche se, bisogna ammetterlo, i giovani si riconoscono troppo poco nel sindacato, avendo spesso lavori discontinui e quindi non riuscendo pienamente ad avere una coscienza di categoria sociale e professionale e neanche quella stabilità che è spesso connessa con l’associazione ad un sindacato. Con un mercato del lavoro instabile come quello moderno, per le giovani generazioni l’impegno sindacale è ancora più complicato, perfino più rischioso. Sembra non esserci né spazio né forze per dedicarsi alla difesa dei diritti di tutti, solo a quella del proprio precario interesse. Eppure, investire nel sindacato significa ancora non solo difendere gli altri, ma anche e soprattutto se stessi, avendo maggiore forza nel portare avanti le proprie aspirazioni e tutelare i propri diritti. In particolare con un sindacato che abbia a cuore i destini non di una o alcune fasce, ma di tutta la Nazione con una visione di giustizia sociale. Pronto ad affrontare le sfide di un mondo del lavoro diverso, in cui la netta separazione fra dipendenti e autonomi sta sbiadendo, nel quale è sempre più urgente la questione della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Un sindacato che possa offrire non solo tutela e rappresentanza, ma anche, in quest’epoca di crisi non solo economica, ma anche valoriale, quel senso di appartenenza ad un’idea – un’idea di lavoro, un’idea di società – verso la quale tendere i propri impegni, superando l’individualismo e sentendosi parte di una comunità, perché i problemi si risolvono solo remando tutti nella stessa direzione.