Il vice ambasciatore Usa espulso dalla Russia

«Siamo preoccupati che la Russia crei un pretesto per attaccare l’Ucraina». A dirlo è stato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. «La porta della Nato – ha poi specificato al termine della ministeriale Difesa della Nato a Bruxelles – rimane aperta, qualsiasi decisione sull’adesione alla Nato spetta agli Alleati e ai paesi aspiranti e a nessun altro. Il diritto di ogni nazione a scegliere la propria strada è assolutamente fondamentale per la sicurezza europea e transatlantica e va rispettato». Il presidente statunitense Joe Biden ha ribadito che un attacco russo è possibile «nei prossimi giorni», alludendo ad un’operazione sotto «falsa bandiera». Il vice ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca, Bart Gorman, nel frattempo è stato espulso dalla Russia. La giornata è stata caratterizzata da tensioni: l’esercito ucraino ha infatti sostenuto che le forze separatiste appoggiate dalla Russia nell’Ucraina orientale abbiano sparato colpi di mortaio contro il villaggio di Stanytsia Luhanska nella regione di Lugansk, colpendo un asilo. «Una grande provocazione», l’ha definita il presidente ucraino Volodymir Zelensky, aggiungendo che è importante che «i diplomatici e l’Osce rimangano in Ucraina, le loro attività di monitoraggio sono un ulteriore deterrente. Abbiamo bisogno di un meccanismo efficace per registrare tutte le violazioni del cessate il fuoco». La situazione, insomma, resta ingarbugliata e la comunità internazionale continua a non credere ad un’immediata de-escalation, nonostante le recenti rassicurazioni in questo senso della Russia. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha riferito che nessun ritiro russo sia avvenuto al confine e la posizione è stata confermata anche dal premier italiano, Mario Draghi, il quale ha anche fatto sapere che nei prossimi giorni sarà a Mosca («L’obiettivo è ora far sedere al tavolo il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’Italia sta facendo il possibile per sostenere questa direzione»). Da parte loro, gli Stati Uniti asseriscono che la Russia non solo non ha ritirato le truppe, ma ha aggiunto almeno altri «7.000 militari». Ma il fatto è che sembra essere tornati al punto di partenza della crisi. Se da un lato Zelensky annuncia che Kiev non rinuncerà all’adesione alla Nato, dall’altro Mosca di certo non arretra. «Non risolveremo tutti i problemi finché non ci metteremo d’accordo su alcuni punti, tra cui il non allargamento a Est della Nato e il non dispiegamento a Est», ha dichiarato al riguardo il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Il ministero degli Esteri russo ha pubblicato intanto le 11 pagine che compongono la lettera inviata agli Stati Uniti contenenti le risposte alle proposte americane sulla sicurezza, definite «non costruttive».