Secondo il leader della Lega, i quesiti referendari si inseriscono «perfettamente nel discorso riformatore del governo Draghi»

«Adesso i referendum non c’entrano più niente con Salvini, con la Lega, col centrodestra…Sono un patrimonio degli italiani, non una parte contro qualcun altro». Così il leader leghista, Matteo Salvini, in conferenza stampa all’indomani della decisione della Corte Costituzionale che ha dichiarato ammissibili cinque quesiti referendari – si voterà sulla legge Severino, sulla custodia cautelare, sulla separazione delle carriere tra giudici e pm, sull’elezione dei componenti del Csm e sui consigli giudiziari – , bocciando il sesto, quello sulla responsabilità civile dei magistrati. In questi giorni, la Corte Costituzionale ha respinto anche il referendum sull’eutanasia e sulla legalizzazione della cannabis. Secondo Salvini, si tratta di «un referendum per gli italiani che si inserisce perfettamente nel discorso riformatore di Draghi e del governo Draghi. Una magistratura libera, moderna, autonoma efficace, veloce, meritocratica, è una delle riforme che servono al Paese e servono a tutti». «Sarebbe bello che su questo si ricreasse un centrodestra che guarda avanti, ma non solo. Non mi sono dannato a raccogliere le firme per il centrodestra, non è una battaglia di centrodestra…», ha aggiunto il leader leghista. Implicito il riferimento a Fratelli d’Italia: la formazione politica capeggiata da Giorgia Meloni appoggerà solo due dei cinque quesiti (separazione delle carriere ed elezione dei membri del Csm). Il voto è previsto in primavera, probabilmente ad aprile. Salvini ha chiesto di «accorpare i referendum alle elezioni amministrative». «Si possono risparmiare 200 milioni di euro», ha sottolineato, ricordando che «comunque deciderà il governo». E, tra i partiti che lo sostengono, non tutti sono d’accordo con i quesiti referendari: «Offrono una visione parziale e sicuramente sono inidonei a migliorare il servizio e a rendere più efficiente e più equo il servizio della giustizia», ha detto il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, che, nell’annunciare la posizione del M5s – «Siamo orientati a respingerli» perché «non è così che si offre la possibilità alla giustizia di migliorare, in termini di equità ed efficienza» –, non ha escluso un eventuale coinvolgimento degli iscritti.