Energia: l’Italia tenta di diventare più indipendente. Ma…

Non ha fatto neanche in tempo ad emettere il primo vagito, che già qualche partito e Movimento, paladini di un ambientalismo che ha portato l’Italia a dipendere eccessivamente dall’estero da un punto di vista energetico, sta pensando di bloccarlo. Stiamo parlando del PiTesai, il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, approvato la settimana scorsa dal governo, fortemente voluto dal ministro della Transizione Ecologica, Stefano Cingolani. Una delle armi che il governo ha scelto per contrastare il caro bollette. Il Piano individua le aree in cui è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale, con l’obiettivo alquanto ovvio di incrementare la produzione di gas tricolore e così contrastare il caro energia. Il governo potrebbe sbloccare oltre 50 permessi di ricerca di idrocarburi già presentati, per una superficie di 12mila chilometri quadrati tra Abruzzo, Basilicata, Calabria Campania, Emilia-Rromagna, Lombardia, Molise e Puglia.
Il via libera al PiTesai, atteso da anni, è potuto arrivare solo dopo un’amara constatazione: il conto energetico italiano quest’anno rischia di essere pari a 37 miliardi di euro contro i 21 miliardi del 2021. Non solo, nel giro di 4 anni, la bolletta energetica del sistema produttivo italiano potrebbe pesare cinque volte di più. In passato il PiTesai è stato fermato da polemiche, retromarce, cambi di governo e di idee; e il dibattito sulle trivellazioni apparentemente senza via di uscita. I paladini dell’ambiente, magari, non hanno capito che il PiTesai serve anche ad accompagnare la transizione del sistema energetico nazionale, definendo le priorità sia in un’ottica di decarbonizzazione che di fabbisogno energetico. Ma il M5s, fino a qualche giorno fa sulla via dello scioglimento, si è rianimato a nuova vita e ha dichiarato che su nucleare e trivelle si sta facendo «demagogia»; per l’Alt (Alternativa Giovani) il Pitesai è «una colossale presa in giro»; gli ambientalisti sono già sul piede di guerra in Molise. All’Adnkronos, il costituzionalista e docente universitario di Teramo, Enzo di Salvatore, e componente del coordinamento nazionale “No Triv” ha dichiarato che il governo, pubblicando il PiTesai, peggio di così non poteva fare perché «è un documento che renderà ancora più confuso il settore delle estrazioni, già di per sé caotico. E che non andrà a ridurre i contenziosi dinanzi ai giudici amministrativi, anzi li aumenterà».