Il decreto-legge 4/2022 deve essere integrato in maniera sensibile sul versante degli ammortizzatori sociali, dei costi energetici, del ristoro alle imprese e delle risorse destinate ai servizi sociali dei comuni per i buoni spesa e gli aiuti per gli affitti

L’allentamento progressivo delle misure di contenimento della diffusione del virus Covid-19 è un segnale importante per il Paese, che sembra così avviarsi, seppur fra mille cautele, verso una progressiva uscita dall’emergenza sanitaria. Restano, però, ancora in piedi, purtroppo, le criticità di ordine sociale, occupazionale ed economico. In un tale scenario, il Governo, con la legge di bilancio ed altri provvedimenti urgenti, ha avviato un percorso di riduzione della pressione fiscale, cosa apprezzata anche se ancora non decisiva per ridare fiato alle famiglie, comprese quelle con redditi da pensione, per i quali non è sufficiente lo strumento della perequazione con la sola rivalutazione agganciata al costo della vita. I primi effetti delle diverse misure, ad iniziare dall’assegno unico e universale, si avranno, comunque, soltanto nei prossimi mesi, come pure le prime ricadute occupazionali del Piano nazionale di ripresa e resilienza si avranno nella seconda metà del 2022. Sulla base di queste premesse, il decreto-legge 4/2022 presenta evidenti lacune che dovrebbero essere colmate nel corso dell’iter parlamentare di conversione in legge. In particolare, è necessario salvaguardare l’occupazione attraverso tre azioni coordinate: la previsione di ammortizzatori sociali con causale Covid-19 almeno fino al 30 giugno 2022; il rafforzamento del sostegno alle imprese che hanno subito una riduzione dei ricavi; il contenimento dei maggiori costi per l’energia e le materie prime. A queste azioni, si dovrebbero aggiungere degli interventi mirati di sostegno alle persone e ai nuclei familiari, attraverso l’erogazione di buoni spesa e contributi per gli affitti per il tramite dei servizi sociali dei comuni.