La morte di uno studente sta facendo mettere in discussione questo istituto

Dopo il tragico incidente costato la vita al diciottenne Lorenzo Parelli, deceduto in un’azienda metalmeccanica in provincia di Udine mentre effettuava delle ore di stage in orario scolastico, attorno all’alternanza scuola-lavoro è iniziato un dibattito serrato, alimentato anche dalle proteste di piazza degli studenti di tutta Italia. Da più parti, con il sindacato in prima linea, sono emerse le perplessità nei confronti di uno strumento che già dal momento della sua nascita non aveva ottenuto consensi unanimi. L’alternanza scuola-lavoro è tata introdotta nel 2015, dal governo Renzi, con la cosiddetta riforma della ‘Buona Scuola’. Prevede un monte ore di apprendistato formativo, nell’ambito del l’impegno scolastico, presso aziende connesse per tipo di attività al percorso di studi, 400 per gli alunni degli istituti tecnici e professionali e 200 per gli alunni dei licei. L’idea era quella di avvicinare gli studenti al mondo del lavoro, ma sono emerse molte criticità. In primo luogo quella relativa alla salute e sicurezza dei ragazzi, come dimostra il tragico caso di Lorenzo Parelli, ma anche il timore che questa formula sottragga ore allo studio per fornire manodopera a costo zero alle aziende più scorrette, a danno degli studenti ed anche delle persone in cerca di occupazione, rimpiazzate con gli stagisti. Un dibattito arrivato fino al ministero dell’Istruzione, con il titolare, Patrizio Bianchi, che oggi ha definito questo istituto “un modello superato” e ha annunciato cambiamenti.