di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Oggi Ferruccio de Bortoli, su “L’Economia” del Corriere della Sera, ha commentato il tema delle diseguaglianze crescenti in un pezzo interessante perché riconosce fra le cause di questo problema la questione, tanto importante quanto sottostimata dalla narrazione dominante, dei costi sociali della transizione ecologica, da annoverare accanto a quelle già note legate a globalizzazione e digitalizzazione dell’economia, con poi l’aggiunta della crisi Covid. Tutti stiamo affrontando i rincari di carburanti e gas, non tutti, certo, allo stesso modo, in base al reddito personale e familiare. Si tratta di una materia di portata notevole, capace di comportare conseguenze economiche e politiche a livello mondiale. La crisi in atto in Ucraina, nella quale l’energia non è certo elemento secondario, lo testimonia. Quindi problemi di approvvigionamento e costi dell’energia da un lato, transizione ecologica dall’altro, con le ripercussioni sulle nostre produzioni e sulla nostra occupazione. E il riferimento fatto nell’articolo alle proteste delle categorie più immediatamente interessate dalle conseguenze negative di questo cambiamento, dai gilet gialli francesi ieri agli autotrasportatori canadesi oggi, è eloquente. In un’insofferenza crescente che nasce da motivazioni economiche per poi abbracciare rivendicazioni di carattere più generale, di ribellione all’intero sistema, in questo periodo agganciandosi anche alle proteste contro le varie forme di Green Pass e le altre misure sanitarie anti Covid adottate nei vari Stati. Troppo facile stigmatizzare il malcontento, affibbiando la comoda etichetta di “no vax”: bisognerebbe saper ascoltare ed intervenire con adeguati provvedimenti capaci di guidare il cambiamento, non solo tramite un welfare più efficace, ma anche e soprattutto impostando politiche industriali adeguate alla nuova era, per non perdere terreno in termini economici ed occupazionali e quindi sociali. Ma questo non avviene in maniera sufficiente e per il momento in Occidente si allarga la forbice delle diseguaglianze. Dice de Bortoli: «I vincitori della pandemia sono i supericchi, che lo sono ancora di più. Può sembrare un osservazione banale, scontata, ma il virus ha ampliato le disuguaglianze mentre tutti i governi erano e sono impegnati, indebitandosi fino al collo, per ridurle. Salvo scoprire che alcune delle loro misure – ed è anche il caso dell’Italia – vanno in qualche caso nella direzione opposta». Nel mondo occidentale, in Europa ed anche in Italia, c’è una frattura che si amplia tra i pochi appartenenti alle fasce più ricche e inserite e i molti che dalla classe media tanno scivolando, sempre più numerosi, verso una situazione di povertà, precarietà, emarginazione. Spendere bene il capitale del Pnrr, non solo assistendo, giustamente, chi ha bisogno, ma anche investendo in formazione, buone politiche industriali, energetiche, infrastrutturali, con accanto una riforma adeguata del fisco. Creando gli strumenti per generare lavoro e sviluppo, unica vera formula per ricucire lo strappo in termini di inclusione sociale, prospettive di inserimento, fiducia nel futuro.