di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Ad oggi sono ancora poche le domande presentate all’Inps dalle famiglie, anche perché la poca dimestichezza con le procedure informatiche. Vi è ancora tempo a disposizione, ma è opportuno evitare la ricorsa degli ultimi giorni per non perdere un sostegno consistente

L’introduzione dell’assegno unico e universale per i figli a carico rappresenta, indubbiamente, un salto di qualità sul versante del sostegno economico alle famiglie. Si passa da un sistema doppio, con gli assegni al nucleo familiare e le detrazioni, ad uno unitario che non è però semplicemente la somma economica degli altri due. È qualcosa in più dal punto di vista concettuale e monetario. Sotto il primo aspetto, si osserva che, forse per la prima volta, si pone rilievo al reddito familiare e non al reddito individuale nella applicazione di uno strumento che si va ad intrecciare con la tassazione sulle persone fisiche. Non si può certo parlare di rivoluzione copernicana, ma, comunque, si tratta di un segnale di cui tener conto. Relativamente alla parte monetaria, tutte le simulazioni effettuate evidenziano maggiori risorse a disposizione per le famiglie. Sottraendo all’assegno unico e universale la somma degli assegni al nucleo familiare e delle detrazioni spettanti, si ha infatti un saldo positivo interessante, fra cinquanta e cento euro in più al mese per figlio, al netto del meccanismo adottato che porterà comunque i nuclei familiari a pagare un poco più di tasse per effetto della eliminazione delle detrazioni per i figli a carico. La cosa più importante in questo momento e, per molti versi, anche la più preoccupante è che le domande finora presentate all’Inps sono ancora poche. L’assegno è universale perché si rivolge a tutti i lavoratori e alle lavoratrici con figli a carico, a prescindere dal tipo di lavoro svolto, una platea potenzialmente enorme, ma che oggi non sta rispondendo come dovrebbe, in quanto le richieste già protocollate sono appena sopra il milione.