di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Qualcuno dica a Brunetta che mostrare, come Ministro della Pubblica Amministrazione, maggiore rispetto nei confronti dei lavoratori ed in particolare di quelli alle dipendenze dello Stato, evitando generalizzazioni e cliché, potrebbe rientrare tranquillamente in quell’appello alla dignità di una nazione civile di cui ha parlato ieri Mattarella nel suo discorso di insediamento. Fra le partigianerie di corto respiro, nocive per la coesione sociale del Paese e che impediscono analisi obiettive dei fatti e di conseguenza azioni politiche realmente utili ed efficaci, ce n’è una in particolare che riguarda il pregiudizio contro gli statali, considerati tutti fannulloni, così come all’opposta fazione c’è chi crede che tutti gli autonomi siano evasori fiscali. Francamente, di questo manicheismo, che somiglia a un tifo da stadio, non se ne può più. Non fa bene a nessuno e proprio con la pandemia dovremmo aver compreso di poter andare avanti solo tutti insieme, che ognuno fa la propria parte e bisogna avere maggiore rispetto delle professionalità altrui e maggior senso di comunità. Il che, ovviamente, non vuol dire che non ci siano mele marce, dappertutto ed in ogni categoria. I dipendenti pubblici non hanno chiesto di andare in smart working, non si sono ammutinati nottetempo per lavorare da casa. Gli è stato imposto dall’alto, a causa del Covid, per ragioni di salute pubblica, come ad altri è stato imposto di abbassare la serranda del negozio e ad altri ancora di continuare a lavorare, nonostante la paura del contagio. La gran parte dei dipendenti pubblici, quelli che lavoravano bene e molto negli uffici, con tutta probabilità ha continuato a farlo anche da remoto. Producendo risultati. Buon per loro se, per cause di forza maggiore, con qualche comodità in più e disagio in meno. I pochi scalda-sedie, lo saranno stati anche da casa. Non basta vederli ritornare in ufficio, a continuare a bighellonare in presenza invece che da remoto, per migliorare la situazione. Forse qualche dirigente, magari lautamente retribuito dai contribuenti, dovrebbe assegnare meglio compiti e mansioni, questo sì. Nessuno vuol negare le problematiche emerse durante la pandemia, le difficoltà per gli utenti, le criticità del processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Ma senza scivolare nella solita demonizzazione del pubblico impiego. Il lavoro in presenza non deve essere una sorta di punizione: ai cittadini non interessa se il dipendente pubblico stia comodo a casa o imbottigliato nel traffico per raggiungere l’ufficio, purché quando scatta l’orario di lavoro sia disponibile ed efficiente. Questo conta. Ora gli uffici hanno riaperto in presenza ed il lavoro agile nella PA è rimasto in forma residuale. Se ci sono miglioramenti da fare nell’organizzazione del lavoro, si facciano, del resto questo è proprio il compito assegnato a Brunetta.