L’impennata dei prezzi e dell’energia riducono sensibilmente il potere di acquisto

L’inflazione che vola avrà effetti devastanti sul potere d’acquisto di stipendi e pensioni. Già nelle scorse settimane, l’allarme era stato lanciato, ma ora, alla luce dell’ulteriore impennata dei prezzi al consumo, torna di estrema attualità, tanto che i numeri uno di Cisl, Sbarra, e Ugl, Capone, hanno chiesto l’apertura di un confronto al governo e alle imprese. La questione è oggettivamente seria, in quanto l’impatto sul potere di acquisto reale è devastante, considerando pure che oltre la metà dei lavoratori dipendenti ha il contratto collettivo nazionale scaduto, mentre quelli rinnovati in questi mesi hanno assicurato incrementi inferiori all’inflazione. Stessa problematica pure per i pensionati, per i quali, nella migliore delle ipotesi, si avrà un recupero attraverso il meccanismo della perequazione nel prossimo anno. La riforma dell’Irpef e l’introduzione dell’assegno unico e universale rappresentano dei segnali interessanti, anche se, soprattutto sulla prima voce, non si registra una concordanza di vedute fra Cgil e Uil, da una parte, e Cisl e Ugl, dall’altra. I sindacati sono però compatti nel chiedere alle associazioni datoriali di rivedere le regole sulla contrattazione collettiva del 2009 che agganciano gli aumenti al cosiddetto indice Ipca, che tiene conto delle medie europee, depurato, però, dai costi energetici oggi letteralmente fuori controllo per le famiglie.