Dal calcio bloccato a causa della pandemia alle battaglie per la capienza: il biennio di Dal Pino

La Serie A rischia di finire nuovamente nel caos: esattamente come Gaetano Miccichè nel novembre del 2019, Paolo Dal Pino, presidente di Lega Serie A, ha presentato le sue dimissioni a due anni dal suo insediamento. Nel corso di questo mandato, Dal Pino ha dovuto far i conti con la pandemia che ha portato allo stop di tutti i campionati. Dopo la sospensione per due mesi, il calcio poi ripartì a giugno con la Coppa Italia e le mille difficoltà con un calendario fittissimo che prevedeva anche le competizioni europee. Nella stagione successiva ha dovuto prendere, insieme al governo e con il quale si è creata una vera e propria battaglia, la decisione di disputare tutte le partite di Serie A a porte chiuse, per la prima volta nella storia del calcio italiano. Quest’anno invece, si è trovato più volte a discutere con i ministri per riaprire gli stadi: inizialmente, Dal Pino puntava a una riapertura totale, ma poi spinto dal governo si è dovuto accontentare del 50%. Percentuale che poi si è alzata a novembre con la capienza degli stadi salita al 75%. A gennaio, con l’aumento dei casi dovuti alla variante omicron, è scoppiato un nuovo caso: capienza ridotta a 5mila posti fino al 31 gennaio. Il 31 gennaio è passato e il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dato l’ok per riaprire gli stadi con una capienza pari al 50% e, dopo l’ufficialità, Dal Pino ha deciso di presentare le proprie dimissioni. Ma non è stata questa la causa principale del suo addio: la decisione del manager è arrivata a seguito di due colpi pesanti: la nomina di Gaetano Blandini a consigliere indipendente di Lega e la decisione di alcuni club di scavalcare la Lega sul tema della riforma dello Statuto voluta dalla Figc. L’addio di Dal Pino arriva in un momento complicato, con una spaccatura profonda tra Federazione e Lega proprio nel momento in cui il calcio italiano doveva mettersi intorno a un tavolo col governo per discutere di aiuti e ristori. La stessa Figc ha voluto sottolineare come ora la Lega debba indire al più presto le elezioni per il nuovo presidente, anche alla luce del fatto che non è mai stato eletto un vicepresidente e proprio per questo il 7 febbraio è stato indicato come giorno di votazione.