Raddoppiano i lavoratori coinvolti, mentre i sindacati chiedono la cassa Covid-19

Il rifinanziamento del Fondo nuove competenze, entrato a regime nel novembre del 2020 dopo una complessa e articolata gestione, dovrebbe favorire il passaggio verso una riforma degli ammortizzatori sociali che ponga sullo stesso piano il sostegno al reddito e le politiche attive del lavoro. Un obiettivo, quest’ultimo, che, per molti versi, sta tornando prepotentemente di moda in queste prime settimane dell’anno con tutti gli accordi sottoscritti che prevedono interventi formativi molto significativi. Con l’immissione di ulteriori risorse, valutabili nell’ordine di oltre 600 milioni, attraverso il Fondo nuove competenze, come ha fatto sapere lo stesso ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, la platea dei lavoratori coinvolti quasi raddoppia (300mila unità in aggiunta ai 375mila già interessati nei mesi passati). Si tratta di un passaggio importante, sul quale, peraltro, avevano già insistito i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl nel corso dei vari confronti che dal 2020 ad oggi hanno poi portato alla definizione della riforma degli ammortizzatori sociali e, prima ancora, delle modalità operative del Fondo nuove competenze con l’Anpal. Uno scenario comunque in evoluzione, viste le richieste del sindacato e delle stesse associazioni datoriali sulla proroga della cassa integrazione con causale Covid-19 e sul ruolo degli enti paritetici per la formazione continua.