L’incontro tra Putin e le imprese italiane non ha nulla di «inopportuno». L’Ue continua a esprimere disappunto ma «anche Germania e Francia stanno avendo meeting simili in queste settimane»

Assomiglia molto ad una difesa l’intervista di Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia e ad di Cremonini, pubblicata oggi dal quotidiano “La Stampa”. L’ad ha partecipato ieri al vertice italo-russo che tanto scalpore ha suscitato, dicendosi «sinceramente stupito da tutto questo clamore, era solo un incontro d’affari», «come ne abbiamo avuti altri». Si è solo parlato «in modo proficuo di come migliorare le relazioni commerciali». Smentita qualsiasi pressione da Palazzo Chigi. Facciamo un passo indietro. Il meeting, in calendario da dicembre scorso, è stato organizzato dalla Camera di commercio italo-russa tra i rappresentanti di aziende italiane, in tutto 16, otto ministri del governo di Mosca, più il capo della compagnia petrolifera Rosneft e l’amministratore delegato del fondo sovrano della Federazione Russa (RDIF), Kirill Dmitriev. Non solo, c’era anche il presidente Vladimir Putin. È vero, sul confine con l’Ucraina soffiano venti di guerra e la tensione con gli Stati Uniti e gli altri membri Nato è salita alle stelle ed è suonato strano, come riferito dal presidente della Camera di commercio italo-russa Vincenzo Trani, che tutti abbiano «interagito con il presidente Putin e gli otto ministri presenti». L’Ue ha considerato «inopportuno» l’incontro, «specialmente visto il contesto, dato che la Russia sta intimidendo l’Ucraina e cerca di minare le fondamenta della sicurezza in Europa», ha riferito l’Ansa. Bisogna sapere però che in 11 mesi del 2021, il commercio bilaterale tra Russia e Italia è cresciuto del 53,8% a 27,5 miliardi di dollari. Forse ha destato qualche fastidio il fatto che Putin abbia detto, compiacendosi della tenuta dei rapporti commerciali tra Russia e Italia, che «le aziende energetiche italiane continuano a collaborare con Gazprom sulla base di contratti a lungo termine e oggi hanno la possibilità di acquistare gas a prezzi inferiori, molto inferiori a quelli di mercato». «Stupore», rispetto al meeting, è stato espresso in una nota congiunta anche dai componenti del Copasir Enrico Borghi (PD), Federica Dieni (M5S) ed Elio Vito (FI), per i quali l’interesse commerciale non dovrebbe di «compromettere la affidabilità transatlantica dell’Italia». Ma, ha spiegato Scordamaglia, «anche Germania e Francia stanno avendo incontri simili in queste settimane», perché il colloquio di ieri è un modello adottato da tutti i Paesi. Guardando al sodo, «l’impennata del costo dell’energia sta diventando un problema insostenibile, ci sono filiere che rischiano di non farcela. Dialogare con un grande produttore come la Russia in questa fase è necessario». Ma, sottolinea, l’Italia deve «tornare ad aumentare le estrazioni di gas e migliorare l’autosufficienza alimentare». E soprattutto imparare a curare i propri interessi.