di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

La morte di uno studente diciottenne, Lorenzo Parelli, avvenuta a causa di un tragico incidente mentre era impegnato nel suo ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro presso l’azienda Burimec di Lauzacco, in Friuli Venezia Giulia, dovrebbe imporre a tutto il mondo sindacale e politico una riflessione seria, ma soprattutto un’azione urgente per mettere mano a quel progetto, ideato nel 2015 dal governo Renzi, che da sempre ha presentato molte ombre e di cui il nostro sindacato non ha mancato sin dall’inizio di sottolineare le forti criticità: quello degli stage gratuiti dei ragazzi minorenni durante le ore scolastiche nel contesto della cosiddetta “buona scuola”. Come ha scritto il giornalista Toni Capuozzo, con parole completamente sottoscrivibili: «Che non si parli di questa tragedia come di una disgrazia, si possono prendere mille precauzioni e succede lo stesso, ma c’è una parola che deve restare fuori dall’inchiesta: fatalità. Morire a diciotto anni in fabbrica non è destino». Allo stesso modo, non si confonda questo drammatico fatto con il fenomeno delle morti sul lavoro, che il nostro sindacato combatte quotidianamente, si tratta di tutt’altra cosa. L’alternanza scuola-lavoro è stata da subito una scommessa sul filo del rasoio. Un conto puntare sulla formazione, aiutare una migliore connessione tra il sistema di istruzione ed il mondo del lavoro per favorire l’occupabilità dei giovani una volta diplomati, specie negli istituti tecnici professionali. Ben altra cosa permettere uno sfruttamento di fatto, togliendo ore al diritto all’istruzione per trasformare i ragazzi in lavoratori non pagati al fine di colmare carenze di organico evitando nuove assunzioni, puntando, invece, su giovani inesperti e quindi, tra l’altro, soggetti a maggiori rischi. Non sappiamo se questo sia avvenuto nel caso di Lorenzo Parelli, saranno gli inquirenti ad accertare i fatti. Quello che sappiamo con certezza è che la sua morte è comunque inammissibile perché, misure di sicurezza rispettate o meno, gli studenti non devono in nessun caso essere messi in condizione di pericolo: l’alternanza deve essere formazione, non una forma di sotto occupazione sotto l’egida del Ministero dell’Istruzione. I ragazzi devono imparare a conoscere il mondo del lavoro con attività adatte alla loro condizione di studenti e non di lavoratori, soprattutto devono apprendere da subito la materia della salute e sicurezza sul lavoro, che chiediamo sia insegnata a partire dalle scuole, appunto. Se l’alternanza riesce ad essere, nei fatti e non nelle parole, un’attività sicura di formazione, con regole tali da rendere incontrovertibile il suo valore istruttivo, si vada pure avanti. Altrimenti, che si abbia il coraggio di porre fine a questo esperimento, anche per dare un senso all’inaccettabile tragedia che ha colpito Lorenzo e la sua famiglia.