di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Ritengo di assoluta emergenza il dibattito voluto oggi dall’Ugl – “Indipendenza energetica e costi dell’energia” – al quale hanno partecipato esponenti del mondo politico e del panorama produttivo. Sia per la ripresa sia per la tenuta sociale del Paese. Un dibattito senza veti ideologici sulle strategie da attuare per garantire l’indipendenza energetica del nostro Paese. L’Ugl ritiene imprescindibile la convocazione di un tavolo di confronto fra Governo e parti sociali per discutere di transizione energetica, utilizzo di fonti alternative come il gas, nucleare di nuova generazione, idrogeno e Ccs (Capture Storage CO2), di investimenti in ricerca e sviluppo. Obiettivo, superare le criticità del sistema industriale nazionale e delle imprese energivore ma non solo, prevenire possibili stop produttivi che avrebbero riflessi occupazionali allarmanti. Il rincaro dei costi energetici incide di circa 1000 euro sulle spese delle famiglie e ancora di più sulle aziende. Aumenti che stanno mettendo in difficoltà le aziende e che intervengono proprio in un momento in cui gli ordinativi stanno visibilmente crescendo e, paradossalmente, creando difficoltà alle stesse imprese di far fronte alla domanda. Fino al punto di trovare più conveniente fermare le fabbriche, nonostante ciò significhi perdere importanti fette di mercato.
La situazione sta diventando di giorno in giorno sempre più allarmante e per questo è fondamentale arrivare presto ad una soluzione. Un’organizzazione sindacale in genere si occupa soltanto di lavoratori, ma l’UGL ha l’ambizione di occuparsi anche del lavoro, perché senza lavoro non ci sono neanche diritti da difendere. Abbiamo stimolato il dibattito perché il problema è imminente, ma le soluzioni non sono affatto scontate. Forse abbiamo preso impegni troppo stringenti sulla transazione green in termini di costi. Se all’aumento dell’energia contribuiscono condizioni non attinenti ai meccanismi della produzione, ma questioni di carattere meramente geopolitico, l’Italia deve trovare il modo, essendo dipendente per il 40% dalla produzione di Paesi extraeuropei, di difendere il suo interesse nazionale, pur stando pienamente dentro l’Europa. Per essere più chiari, non possiamo chiedere alla Russia un prezzo del Gas più conveniente, se l’Ue continua a applicarle sanzioni. L’obiettivo della transizione green dovrebbe essere quello di far sopravvivere l’UE, non però di farla diventare verde, mentre tutti gli altri continuano a inquinare. Bisogna intervenire anche sul mercato, molto complesso e molto simile per certi versi al mercato azionario. Forse dovremmo dotarci di una “Banca centrale dell’energia” che fa scorte e che interviene nel momento del bisogno. Come quello attuale in cui a dettare il prezzo non è soltanto il mercato, ovvero il puro incontro tra domanda e offerta. C’è bisogno di risposte tangibili sia per evitare lo stop produttivo di tante aziende sia per varare un piano energetico nazionale, che passi attraverso strumenti e soluzioni che prima non avremmo scelto e che adesso diventano una necessità.