L’atteso vertice del centrodestra in vista dell’importante partita del Quirinale si è tenuto oggi a Villa Grande, residenza romana di Silvio Berlusconi, dove insieme a lui hanno partecipato all’incontro il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, Gianni Letta, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e il presidente di Coraggio italia, Luigi Brugnaro, Maurizio Lupi (Nci) e il segretario Udc Lorenzo Cesa. Ma a mettere ulteriormente le cose in chiaro in vista dell’elezione del nuovo capo dello Stato, ci aveva già pensato il leader della Lega in mattinata. Al Villaggio Olimpico a Roma, a margine di un’iniziativa elettorale a sostegno di Simonetta Matone per le suppletive, Salvini aveva osservato che «dopo 30 anni il centrodestra ha un’occasione storica di fare una scelta di assoluto livello che non sia necessariamente di sinistra. Per 30 anni è stata la sinistra a dare le carte, diciamo che dopo 30 anni anche al Quirinale il centrodestra penso che abbia tutti i titoli, oltre che i numeri, per fare la sua partita. Io sono al lavoro perché voglio dare agli italiani un’immagine di efficienza». «Noi voteremo compattamente come centrodestra dall’inizio alla fine», aveva poi assicurato Salvini. «Nessuno può mettere veti. Quindi io rinnovo e rinnoverò il mio invito a Letta, a Conte, a Renzi, a trovarsi senza mettere dei veti a priori altrimenti non è un ragionamento intelligente. Poi vogliamo eleggere velocemente il presidente della Repubblica, perché il paese non può permettersi settimane di litigi e di polemiche». Prima di recarsi a Villa Grande, lasciando il funerale di David Sassoli, Gianni Letta aveva ribadito un concetto espresso già ieri, e cioè che «il clima di serenità e di valutazione degli interessi generali del bene comune, prima di tutto, deve essere la guida per tutti quelli che hanno la responsabilità, il compito di eleggere il capo dello Stato. Spero – aveva quindi aggiunto – che si possa svolgere in questo clima di serena partecipazione, di armonia, di impegno comune per il bene comune». Ad ogni modo una convergenza larga (e immediata) sul nome del successore di Sergio Mattarella al Quirinale è circostanza che tutti vogliono, ma il segretario dem Enrico Letta era tornato nelle scorse ore a ribadire che il Pd è disponibile a dialogare, «ma su un nome condiviso di una personalità istituzionale». Il Pd, intanto, si riunirà domani da remoto, con la Direzione nazionale. Mentre il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ieri a Porta a Porta ha aperto le “scommesse”: «Non credo che si arrivi alla sesta votazione per l’elezione del presidente della Repubblica. Segnerei in rosso la data del 27, massimo 28 gennaio».