Covid: è ora di dire «basta» all’aggiornamento quotidiano dei dati? Sottosegretario Costa: «Penso che ci siano le condizioni per arrivare a due bollettini Covid a settimana. Così si fa operazione di trasparenza»

Che cosa genera più ansia l’oggetto della notizia o la notizia stessa, data costantemente e spesso anche a sproposito? Prendiamo ad esempio la “profezia” del superesperto americano in malattie infettive e consigliere di Joe Biden per il Covid, Antoni Fauci: «Omicron, con il suo grado di trasmissibilità senza precedenti, alla fine troverà tutti. I vaccinati e coloro con la terza dose saranno esposti». Piove così sul bagnato, almeno in Italia, dove il Bollettino dei contagi da Covid-19 è quotidiano. Ma diversi esperti stanno facendo pressione affinché il Bollettino sia dato al massimo 2-3 volte a settimana, se non addirittura una volta sola. I dati sui contagi, schizzati nell’ultima settimana, tengono conto anche di una ragguardevole quantità, quasi l’80%, e da qui l’invito a rivedere i parametri. Anche Il Giornale oggi in un articolo di Maria Sorbi ha lanciato la stessa esortazione. Non solo i bollettini quotidiani mettono ansia, ma va rivisto anche il sistema di rilevazione, che ha più di qualche pecca. Sull’argomento è tornato a parlare oggi il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, secondo il quale è ormai «opportuna una riflessione e una revisione. Dobbiamo anche lanciare dei messaggi rassicuranti ai cittadini che hanno aderito in maniera importante alla campagna vaccinale e hanno seguito in maniera rigida le regole. Dobbiamo soffermarci invece sul dato delle ospedalizzazioni e dei ricoveri in terapia intensiva che sono quei numeri che mettono in crisi gli ospedali. È opportuno arrivare ad un bollettino anche con un approfondimento dei dati, dire con chiarezza quanti sono i positivi vaccinati, quanti i non vaccinati e quante dose hanno ricevuto. Così si fa operazione di trasparenza, penso che ci siano le condizioni per arrivare a due bollettini Covid a settimana». Un bollettino settimanale non solo avrebbe un diverso impatto psicologico sulla popolazione, ma sarebbe scientificamente più attendibile. Secondo la Federazione italiana aziende sanitarie o ospedaliere (Fiaso), nei calcoli di fine giornata si fa confusione. Ad esempio, se un paziente viene ricoverato per altre patologie e risulta positivo al Covid e poi muore viene automaticamente registrato come decesso Covid. Dunque «si tratta di dati falsati», ha detto il primario di Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, anch’egli favorevole al bollettino settimanale. Così come ha dichiarato di esserlo, l’infettivologo e membro del Cts, Donato Greco, «sarebbe un’ottima cosa far diventare settimanale il bollettino dei contagi». Se poi si considera che il 34% delle persone ricoverate si trova in ospedale per altre malattie, va ripensato un po’ tutto, anche l’organizzazione sanitaria dei reparti.