di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Ne parliamo di frequente: in Italia c’è un crescente disagio, che era già presente prima della crisi Covid e che ora, con la pandemia, è aumentato in maniera esponenziale. Non solo, quindi, difficoltà economiche, ma un vero e proprio assottigliamento dei fili invisibili della coesione sociale che tengono unita la nostra comunità. Ha lanciato un allarme da non prendere sottogamba Mario Caligiuri, professore esperto di sicurezza pubblica, dicendo chiaramente che «Il compito dell’intelligence è di prevedere quanto può accadere» e che «il tema del disagio sociale potrebbe essere prioritario nelle attività dei Servizi». Con un excursus di approfondimento basato sul saggio del professor Mény “La nuova e vecchia rabbia”: in Occidente, dopo i progressi economico-sociali avvenuti nel secolo scorso, attualmente le classi medio-basse si trovano di fronte a un nuovo scenario, quello della globalizzazione, che ha travolto ogni punto di riferimento. Creando lavoro precario, perdita del potere d’acquisto dei salari, disoccupazione e delocalizzazioni, declino demografico, immigrazione di massa da Paesi profondamente diversi dal punto di vita culturale, impatto delle nuove tecnologie sul mondo del lavoro e sulle relazioni sociali. A tutto questo c’è da aggiungere il declino delle organizzazioni di massa che univano in passato le persone: la chiesa, i partiti tradizionali, tutte le forme un tempo consuete di aggregazione. E poi la pandemia, che ha amplificato il senso di isolamento, tra lockdown e distanziamenti, con il tema dei vaccini e del green pass a inasprire ulteriormente le tensioni, alimentate da fake news e disinformazione, ma anche da un atteggiamento, più che di convincimento degli scettici, eccessivamente divisivo da parte di media e politica. Fatto sta che la nostra cittadinanza percepisce un grave senso di insicurezza sia economica – in Italia la povertà è cresciuta in modo significativo e il divario di reddito tra il 10% più ricco e il 10% più povero ha raggiunto il rapporto di 11 a 1, superiore alla media internazionale – che sociale. Un vero e proprio disagio esistenziale al quale in alcuni casi si reagisce con una rabbia che non andrebbe stigmatizzata, ma compresa e disinnescata attraverso adeguati provvedimenti volti a migliorare l’inclusione per evitarne un’esplosione incontrollabile. Stando alle parole di Caligiuri, tutto ciò dovrebbe essere in cima alle nostre preoccupazioni e convincere i decisori politici a reagire con prontezza mediante azioni mirate volte a ricucire le maglie, troppo lacerate, che fanno di tanti individui una comunità. L’Italia ha bisogno di fiducia nel futuro e sottoscriviamo l’analisi in base alla quale «Molto dipenderà dal reale impatto delle misure del Pnrr, augurando che non si risolva in propaganda e distrazione di massa, perché rappresenta l’occasione per realizzare interventi concreti e strutturali».