di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Da sempre convinto che la chiave di volta per creare nuova occupazione e per riqualificare quella già esistente sia la formazione e che una Pubblica Amministrazione innovativa sia la chiave di volta dello sviluppo per l’intero Paese, ritengo doveroso assegnare attenzione e un sentito incoraggiamento al Piano strategico per la valorizzazione e lo sviluppo del capitale umano della PA – “Ri-formare la PA. Persone qualificate per qualificare il Paese” – presentato a Roma, a Palazzo Vidoni, dal ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta. Un’iniziativa degna di attenzione non solo perché si tratta di uno dei piani di formazione più ambiziosi della storia, che riguarda e coinvolge una platea di 3,2 milioni di dipendenti pubblici, ma anche perché iniziare un’opera di profonda “ristrutturazione” e rilancio della macchina amministrativa dal lavoro e dai lavoratori, cioè da una categoria bersagliata per anni da provvedimenti miopi e iniqui e da “campagne” di vera e propria denigrazione attuate paradossalmente dagli stessi Governi, cioè dai “datori di lavoro”, è segnale importante e di grande significato che, tuttavia, in queste settimane e giorni di costante attenzione alle evoluzioni della pandemia e al futuro avvicendamento al Colle, rischia di passare ingiustamente in secondo piano. Una rivoluzione, sarebbe quasi il caso di chiamarla, se non fosse come sempre necessaria da parte nostra la dovuta cautela, che non riguarda solo 3,2 milioni di persone, ma 59 milioni 258mila ossia tutta la popolazione italiana, nonché le grandi, piccole e medie imprese che da una profonda, ma soprattutto vera, innovazione dello Stato trarranno benefici strategici.
La formazione è dunque la punta di diamante e mira, in particolare, anche alla cybersecurity, ma l’upgrade delle conoscenze e delle competenze dei dipendenti pubblici avverrà sia attraverso l’iscrizione agevolata a corsi di laurea e master presso tutte le Università italiane sia con l’avvio di programmi formativi specifici per sostenere le transizioni previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, a partire da quella digitale, con partner pubblici e privati, nazionali e internazionali.
Dunque, sta per iniziare una nuova era per una platea di lavoratori che fino a ieri ha “goduto” soltanto di pessima stampa, alimentata da chi indubbiamente non ha avuto rispetto per il proprio ruolo, come accade in qualsiasi altra categoria, e per lo Stato e da chi li avrebbe dovuti semmai valorizzare. Un cambio di mentalità, in primis, che farà bene a tutti.