di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Abbiamo la fortuna di avere un Premier autorevole, che tutto il mondo considera con rispetto. Questo lo sappiamo. Sappiamo che ha avuto il merito di traghettare il Paese al di fuori della gestione insoddisfacente in termini sanitari, economici, sociali della pandemia portata avanti dal governo precedente, il Conte Due dei banchi a rotelle, delle mascherine introvabili e dei lockdown totali. È stato capace di mettere assieme quasi tutti, da Speranza a Salvini, in un governo di unità nazionale di cui l’Italia aveva bisogno per poter prendere decisioni particolarmente complesse. Ci ha permesso, grazie alla sua esperienza in materia, di presentare all’Europa un buon Pnrr e, col suo piglio deciso, di mettere in piedi una campagna vaccinale fra le migliori al mondo. Bene. Però ora sta avvenendo qualcosa di francamente eccessivo: alla vigilia della scelta del nuovo Presidente della Repubblica, il mandato di Mattarella ha ormai i giorni contati, immaginando che l’ex capo della Bce potrebbe ben figurare anche al Quirinale, ma non potendo al momento trovare un sostituto efficace per Palazzo Chigi, sembra, a sentire alcuni commentatori, che il problema dell’Italia consista nel fatto che di Draghi ce n’è solo uno, mentre ne servirebbero almeno un paio, per poter occupare tutti gli scranni più alti delle istituzioni repubblicane. In questo modo si sta un po’ esagerando. L’Italia è una grande nazione, con tante personalità che non sfigurerebbero alla Presidenza della Repubblica. L’importante è solo riuscire a mettersi d’accordo su un nome condiviso. Ma forse il problema è proprio questo. La presenza di un Presidente del Consiglio dalla personalità e dal peso così forte come Draghi ha consentito nell’ultimo anno alla politica di prendersi una specie di vacanza, addossandogli tutti gli onori, ma anche tutti gli oneri della gestione del Paese. Di questa situazione hanno tratto giovamento soprattutto le formazioni che dal punto di vita del consenso erano e sono piuttosto in ribasso: il M5s ormai in declino, il sempre istituzionale Pd, i partitini di centro, perfino il Ministro della salute, da due anni fulcro delle decisioni più importanti, nonostante un gruppo di riferimento decisamente minoritario. Ora i numeri darebbero per la prima volta favorito un Presidente della Repubblica di destra, dopo decenni, se si vogliono considerare di destra gli esponenti conservatori dell’allora Dc, da sempre, parlando di destra in senso stretto. Sarà per questo, perché i nodi stanno per venire al pettine costringendo ad eleggere un presidente finalmente non di sinistra, che ora sembra che non si possa in alcun modo fare a meno di Draghi al Quirinale? Speriamo non siano queste le reali motivazioni che portano alcuni a sostenere ad oltranza Super Mario: non sarebbe rispettoso non solo verso gli elettori di destra, ma neanche vero lo stesso Draghi. E comunque, certa politica se ne renda conto, di Draghi ce n’è solo uno, e in un modo o nell’altro non ci si potrà nascondere per sempre dietro la sua, pur autorevole, figura.