di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Tra l’impennata dei contagi dovuti alla variante Omicron e fibrillazione per le imminenti elezioni del prossimo Capo dello Stato, rischiano di passare in secondo piano gli allarmi lanciati sia da sindacati sia dalle imprese sulla crisi economica ancora in atto, nonostante alcuni promettenti segnali positivi. Ieri l’Abi ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Mario Draghi, ai ministri competenti e a Bankitalia per sottolineare l’importanza della tempestiva riconferma «nella loro interezza» di tutte le misure di sostegno alle imprese previste dal cd. decreto Liquidità dell’8 aprile 2020 e l’Ugl, con le categorie dei Metalmeccanici e dei Chimici, ha sollecitato il governo ad un confronto per risolvere il problema delle imprese energivore, le più strategiche, degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale. Alcune ditte operanti in settori come ceramica, vetro, gomma plastica e metallurgia, i comparti più in affanno per l’aumento dei costi, hanno lanciato il loro grido di allarme già a fine anno per le bollette talmente salate, quasi quintuplicate, da indurre a stare fermi e spegnere le macchine piuttosto che continuare a produrre. A queste conclusioni sono giunte diverse ditte del Nord, in particolare lombarde. Non parte bene, quindi, il 2022 per le aziende e per i lavoratori che vedono avvicinarsi lo spetto della cassa integrazione, mentre ancora si attendono gli sviluppi della riforma degli ammortizzatori sociali, approvata con la manovra. La crisi economica ancora in atto richiede, come richiesto da tutti i sindacati più volte, un un nuovo pacchetto di settimane di cassa integrazione causa Covid-19 al fine di evitare lo spettro, sempre presente, di licenziamenti di massa. Questioni economiche di grande importanza e complessità, che si intrecciano con la geopolitica, dunque ancora più complesse da risolvere. È di oggi la notizia che il Kazakistan è sconvolto da rivolte popolari contro il caro-bollette. Per dare un’idea, decine sono i feriti tra gli agenti di polizia, 200 le persone arrestate e 37 le volanti della polizia danneggiate. Ad Almaty, capitale finanziaria del Kazakistan, i manifestanti hanno assaltato e dato alle fiamme l’edificio del Comune. Anche in un’altra città, Aktobe, è stato assaltato il municipio e i manifestanti, non trovando alcuna resistenza da parte delle forze dell’ordine, che si sono schierate con loro, sono riusciti a occuparlo. La causa scatenante è il prezzo del gas. Mentre sul Kazakistan veglia Mosca, in Europa, proprio a causa di quei disordini, sono in aumento di nuovo i prezzi del Gas e si riducono i flussi dalla Germania verso la Polonia sul gasdotto Yamal-Europe, che normalmente invia il Gas russo in Europa.
Bisogna quindi intervenire su diversi fronti, evitare che i risultati raggiunti dalla nostra economia, ancora fragile, non vengano annullati e come chiede oggi il settore del turismo bisogna evitare una strage di posti di lavoro.