I sindacati del pubblico impiego chiedono di avere indicazioni chiare e puntuali

Confronto a distanza fra il ministro della funzione pubblica, Renato Brunetta, e le federazioni di categoria del settore di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Tema del dibattito, gli effetti della proroga dello stato di emergenza sullo smart working nella pubblica amministrazione ad ogni suo livello. Il ministro Brunetta, sollecitato proprio dalle sigle sindacali, ha ribadito che, a suo modo di vedere, la normativa vigente e le relative linee guida sono con la necessità di assicurare il contenimento del contagio e, allo stesso tempo, la qualità dei servizi erogati ai cittadini. Senza ulteriori interventi, le amministrazioni pubbliche possono già prevedere un ricorso al lavoro agile nella misura del 49%. Il problema, però, è che le amministrazioni, soprattutto in ambito locale, sembrerebbe che stiano adottando misure diverse e, soprattutto, poco coordinate. Insomma, una sorta di macchia di leopardo, con amministrazioni che utilizzano lo strumento in maniera per così molto parsimoniosa ed altre che, viceversa, vanno anche oltre ai parametri di massima indicati da Brunetta. A complicare ancora di più la questione è arrivata la dichiarazione della già ministra Fabiana Dadone. L’esponente cinquestelle ha infatti attaccato pesantemente il suo successore Brunetta, accusandolo, in pratica, di non credere nelle potenzialità dello smart working, sottovalutando quanto accaduto a partire dal marzo del 2020.