di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Lo scenario occupazionale per il 2022 sarà caratterizzato inevitabilmente da una crescente polarizzazione del mercato del lavoro in Italia. Circa 8 professioni su 10 cambieranno in maniera significativa, considerato il rapido avanzamento di nuove figure professionali in grado di abbinare competenze tecniche e umanistiche. Lo shock della pandemia ha inevitabilmente accelerato un processo di radicale trasformazione in atto nel mondo del lavoro. Il rischio di ulteriori flessioni del comparto manifatturiero e l’espansione dei servizi, impongono più che mai di investire in formazione e riqualificazione professionale per far fronte all’impatto dell’automazione industriale e dell’intelligenza artificiale. Occorre, inoltre, favorire una riorganizzazione strutturale delle aziende e degli spazi di lavoro che tenga conto dell’aumento dello smart working e del telelavoro.
Guardando ai dati contenuti nel Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, emerge molto chiaramente l’importanza che la formazione e l’orientamento professionale si troveranno sempre di più a ricoprire. Se sono poco meno di 458mila i contratti programmati dalle imprese nel mese di gennaio 2022, che potrebbero salire a circa 1,2 milioni nel trimestre gennaio-marzo, con un incremento positivo rispetto a dicembre 2021, resta tuttavia un problema il reperimento dei lavoratori. Guardando ai settori, sono soprattutto le imprese di costruzioni a lamentare le maggiori difficoltà nella ricerca di personale, seguite dalla meccatronica e dalle metallurgiche. Quanto alle figure più difficili da reperire, sempre secondo il Borsino Excelsior delle professioni, sono i tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (68,1%), gli attrezzisti, operai e artigiani del trattamento del legno (67,9%), i fonditori, saldatori, montatori carpenteria metallica (62,4%), gli artigiani e operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (62,3%) e gli specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali (61,9%). Per far fronte a tali difficoltà le imprese o assumono figure con competenze simili rispetto a quelle ricercate per poi formarle in azienda (38,6% dei casi) o (17,2%) offrono una retribuzione superiore rispetto alle condizioni contrattuali mediamente proposte per il profilo ricercato. C’è davvero tanto da fare.
Anche per questo diventa cruciale implementare programmi come “Garanzia Giovani” per agevolare le assunzioni e intercettare la domanda crescente di nuove professioni come quelle legate al settore della salute e della gig economy accelerando, al contempo, la trasformazione digitale e la transizione energetica del Paese.
Sotto il profilo occupazionale, dunque, il 2022 potrà rappresentare un anno di svolta soltanto se verranno ripensati gli attuali modelli di lavoro e le relazioni industriali in modo da incentivare la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.