di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

In un’intervista al coordinatore della nuova struttura per le Crisi d’impresa del ministero dello Sviluppo economico, Luca Annibaletti, l’Ansa ricorda che sono quasi 70 i tavoli di crisi, i quali, a loro volta, coinvolgono oltre 80mila lavoratori. I settori coinvolti sono strategici per l’economia del nostro Paese: i più coinvolti sono automotive, siderurgia/lavorazione dei metalli, elettrodomestico e, ovviamente, trasporto aereo, mentre i meno coinvolti sono i settori dove si concentrano le tipiche eccellenze del made in Italy. Alcune di queste crisi hanno origini molto lontane, sicuramente la pandemia non ha aiutato. Ciò anche a fronte delle misure messe in campo dal Governo che solo in parte hanno contenuto l’insorgere di nuove situazioni di crisi.
Si apre così il 2022, con un fronte molto caldo in materia di crisi aziendali e di sicuro le nuove misure in via di adozione, per frenare la curva dei contagi, rischiano o di peggiorare quelle in essere o di portare all’apertura di altre. Va detto però che quello delle crisi aziendali in Italia è sempre stato un fronte caldo, a prescindere dal trascorrere delle stagioni, figlio di mali endemici e cronici. Ecco perché il primo augurio del nuovo anno è che la nuova struttura del Mise, operativa dal 10 dicembre, possa rappresentare presto quel valido baluardo di cui sempre più bisogno hanno lavoratori e imprese. Una struttura diventata operativa con la direttiva del ministro Giancarlo Giorgetti mirata a rimettere ordine nella gestione delle attività sulle crisi aziendali, attraverso competenze professionali qualificate, strumenti innovativi volti alla reindustrializzazione e riconversione delle aziende in crisi, a tutelare e salvaguardare i lavoratori coinvolti, ad agevolare l’attrazione di investimenti nazionali e internazionali. Composta da 10 esperti suddivisi in tre gruppi di lavoro – il primo a diretta competenza dei tavoli di crisi, il secondo dedicato alle aziende in amministrazioni straordinaria, il terzo concentrato sulle policy e sull’attrazione degli investimenti – la struttura ora si ritrova appunto con 69 tavoli di crisi, di cui 55 tavoli attivi e 14 di monitoraggio. Annibaletti ha dichiarato all’Agenzia di Stampa che si sta preparando a riconvocare dai prossimi giorni «tutti i principali tavoli», sottolineando che le crisi più complesse sono quelle che si trascinano ormai da diversi anni e che lo strumento al quale si continuerà a guardare con maggiore interesse da parte del Governo è il «metodo Corneliani» ovvero l’intervento pubblico in quota minoranza nel capitale di aziende in crisi, affiancando gli investitori privati.
Non resta che augurare alla struttura e a tutti noi sindacalisti «Buon lavoro», sebbene le prime lettere di licenziamento per i 1.322 dipendenti dell’ex compagnia Air Italy non siano davvero un buon segnale.