Difficile una separazione netta fra la spesa previdenziale e le voci assistenziali
Un documento destinato a rinfocolare le polemiche intorno alla sostenibilità del bilancio dell’Inps e, di conseguenza, su quelli che potranno essere gli interventi in materia di pensioni da adottare nel corso del 2022, in prospettiva 2023. Proprio in queste ore, alla scadenza di quello che era il mandato originario fissato dalla legge istitutiva, la commissione di esperti incaricata di verificare la possibilità di arrivare ad una precisa distinzione all’interno del bilancio dell’Istituto previdenziale fra la voce relative alle pensioni e quella riferibile all’assistenza. Un tema sollevato da tempo da Cgil, Cisl, Uil e Ugl, ma che non è mai stato affrontato di petto. Anzi, negli anni, proprio la componente assistenza è andata aumentando, fino a raggiungere il massimo durante questi mesi di pandemia per effetto delle diverse misure di sostegno al reddito adottate prima dal governo Conte e poi dall’esecutivo Draghi. Dopo diversi mesi di lavoro, gli ultimi cinque anche intensi, la commissione di esperti, che si è interfacciata pure con le parti sociali, è giunta alla conclusione che «non appare praticabile una separazione netta tra previdenza e assistenza». Una chiosa che ha suscitato una diffusa perplessità, in quanto non utile a superare quella che appare da sempre una anomalia tutta italiana che finisce per penalizzare il Paese rispetto ai partner europei riguardo al rapporto fra Pil e pensioni.