di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl
Diventa sempre più difficile, per i cittadini, districarsi tra le regole vecchie e nuove, di volta in volta decretate per combattere il virus. Ogni settimana cambiano le carte in tavola e, pur nella consapevolezza del fatto che la situazione è in divenire e che sarebbe impossibile impostare una strategia definitiva, il rischio di generare un caos di norme troppo complesse e variabili per poter essere effettivamente applicate e soprattutto rivelarsi efficaci ed efficienti nell’obiettivo di debellare il Covid è piuttosto concreto. Alcuni esempi: i colori delle Regioni sono rimasti nominalmente gli stessi dell’anno scorso, giallo, arancione e rosso. Diverse, però, le regole rispetto al 2020. Con il giallo attuale, nel quale sono entrate o stanno entrando diverse aree del Paese, molto più “spento” in confronto a prima, dato che l’obbligo di mascherina all’aperto ora è in vigore anche in zona bianca, almeno fino al 31 gennaio 2022. L’unica differenza resta quella del numero di commensali consentito ai tavoli dei ristoranti. Poi c’è la questione delle quarantene differenziate a seconda delle dosi di vaccino, prima già c’era fra vaccinati e non, ora sul tavolo ci sono ulteriori libertà per chi abbia fatto anche la terza dose o la seconda da meno di quattro mesi. In caso di contatto con un positivo, le Regioni spingono affinché i vaccinati possano uscire lo stesso e si limitino «all’auto-sorveglianza», rivolgendosi al medico solo in caso di comparsa di sintomi. Anche perché con Omicron si rischiano milioni di persone, fra positivi e contatti, in isolamento nei prossimi giorni e settimane. Con però, nel contempo, il caso frequente dei Green Pass perfettamente funzionanti anche in caso di positività conclamata. Poi oggi la notizia, non certo da poco, della proposta, avanzata dal ministro per la Pubblica amministrazione Brunetta, di estendere il super Green Pass a tutti i lavoratori, del pubblico e del privato, realizzando di fatto un obbligo vaccinale riservato ai soli occupati. Una proposta che mette nuova benzina sul fuoco delle polemiche, mai del tutto placate, sul rischio di discriminazione generato dal certificato verde. Forse meglio, a questo punto, un obbligo generalizzato per tutti, lavoratori e non, o per fasce d’età, per i cittadini con un’età superiore alla soglia dalla quale il virus si fa più pericoloso. Nel complesso, pur nel contesto dei contagi in crescita e della variante Omicron, di cui fra l’altro non si comprende se oltre ad essere maggiormente trasmissibile sia anche, come dicono alcuni esperti, finalmente meno pericolosa rispetto alle precedenti, sarebbe più opportuno mantenere delle norme più stabili nel tempo per permettere alla popolazione di organizzare la propria vita, personale, sociale e lavorativa, senza continui scossoni.