L’allarme di Confindustria: crescono i rischi per la risalita del Pil. È il bollettino Congiuntura flash del Centro Studi di Confindustria. A pagare il prezzo più alto del caro energia il settore manifatturiero

Una fotografia con più ombre che luci sulla ripresa del Paese, è quella scattata e diffusa oggi dal bollettino “Congiuntura flash” del Centro Studi di Confindustria. Tra caro-energia (+572% su dicembre pre-crisi) e il dilagare della variante Omicron, crescono i rischi per la risalita del Pil. Se, da una parte, il trend del Pil, nonostante la scarsità di commodity, i prezzi alti dell’energia, i margini erosi, l’aumento dei contagi, prosegue in realtà sul sentiero della crescita, lo stesso sentiero, da un’altra, diventa «scivoloso», tant’è che il 4° trimestre conferma una frenata dell’economia italiana. Guardando ai dati, che non sono così scoraggianti, dopo il rimbalzo del 3° trimestre (+2,7%), il Pil italiano è a -1,3% dal livello pre-Covid (da un minimo di -17,9%) ed è previsto completare il recupero a inizio 2022. Ma come ha detto oggi Draghi per il Covid durante la Conferenza Stampa di fine anno – «incline a prevedere il peggio e quindi agire d’anticipo» – le Grandi Imprese preferiscono lanciare un avviso, anche perché, come ancora detto sempre dal premier oggi, «dal debito pubblico alto si esce con la crescita, essenzialmente con la crescita» e quindi c’è da stare più che attenti. A pagare il prezzo più alto del caro energia il settore manifatturiero: lo sviluppo del settore certificato, come spiegano gli economisti di Viale dell’Astronomia, da un indice Pmi salito a novembre ulteriormente a 62,8 da 61,1 grazie agli ordini in aumento; infatti, potrebbe segnare il passo a fronte di una «impennata abnorme del prezzo europeo del gas e, quindi, dell’elettricità in Italia che denuncia un +572% a dicembre sul pre-crisi». Un aumento che «se persistente, mette a rischio l’attività nei settori energivori. Anche perché si somma alla scarsità e ai rincari di vari input produttivi. Si registrano primi impatti sulla produzione industriale in Italia (-0,6% in ottobre, dopo la frenata nel 3° trimestre), come già accaduto in Germania e Francia», è scritto nel Bollettino. A pesare anche i rischi da contagi. Soprattutto per il turismo dove il recupero fino a ottobre è stato molto parziale: -22,9% i viaggi di stranieri in Italia dal 2019. “In questo settore i rischi vengono dalla nuova ondata di contagi, che tiene alta l’incertezza e la prudenza delle famiglie, anche se finora le limitazioni restano moderate”, sostiene il Centro Studi Confindustria.