La Commissione Ue ha sottolineato che la misura non «mette in discussione» le restrizioni aggiuntive introdotte dall’Italia per arginare la variante Omicron

Nell’Unione europea, il Green Pass ha una validità di nove mesi per i viaggi. Lo ha reso noto un portavoce della Commissione europea, sottolineando che la decisione di Bruxelles non «mette in discussione» le misure aggiuntive sui viaggi «annunciate da alcuni Stati membri in reazione alla diffusione della variante Omicron», che sta contribuendo a rendere estremamente incerta la situazione pandemica. Implicito il riferimento al nostro Paese: dal 16 dicembre, un’ordinanza firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, ha stabilito che chi entra in Italia dai Paesi dell’Unione europea deve sottoporsi a un test molecolare con tampone nelle 48 ore (o un test anti-genico con tampone nelle 24 ore) precedenti il suo arrivo. Oltre al test negativo, per i non vaccinati è prevista anche una quarantena di 5 giorni. In una nota, diffusa oggi, la Commissione europea ha sottolineato che il «certificato digitale Covid dell’Unione europea», dove fino ad adesso ne sono stati emessi 807 milioni, «è una storia di successo dell’Ue e continua a facilitare i viaggi sicuri per i cittadini in tutta l’Unione europea durante la pandemia». Il Green Pass europeo è un modello seguito anche da altri Paesi: «Ha fissato uno standard globale», ha osservato Bruxelles, ricordando che «ad oggi 60 paesi e territori in cinque continenti hanno aderito al sistema». «Le nuove regole per i viaggi all’interno dell’Unione armonizzano le diverse regole tra gli Stati membri. Questo periodo di validità tiene conto delle indicazioni del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, secondo cui le dosi di richiamo sono raccomandate al più tardi sei mesi dopo il completamento del primo ciclo di vaccinazione. Il certificato rimarrà valido per un periodo di grazia di ulteriori tre mesi oltre quei sei mesi per garantire che le campagne di vaccinazione nazionali possano adeguarsi e che i cittadini abbiano accesso alle dosi di richiamo», ha concluso la Commissione europea.