di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Sui social circola l’immagine allo stesso tempo bella e tragica dell’ultimo selfie dei tre operai morti a Torino a causa della caduta della gru sulla quale lavoravano, in un cantiere edile in via Genova. Un gravissimo incidente sul quale si stanno svolgendo delle indagini, che ha provocato anche il ferimento di altre quattro persone. I caduti erano Filippo Falotico, di soli vent’anni, Roberto Peretto e Marco Pozzetti, poco più che cinquantenni. Spesso Facebook, Instagram e affini vengono criticati, anche giustamente, per dare troppo spazio a informazione di bassa qualità, egocentrismo, diatribe senza esclusione di colpi fra haters di varie fazioni. Stavolta hanno avuto invece il merito di far circolare una fotografia che è riuscita a strappare dal solito anonimato degli elenchi senza volto le vittime del lavoro, farcele conoscere, renderle più vicine e quindi far comprendere anche ai più distratti la drammaticità della situazione, con una sicurezza sul lavoro che ancora manca, con un numero di incidenti, mortali e non, ancora troppo alto, con drammi che distruggono le vite di famiglie intere, con la perdita di persone che avrebbero semplicemente voluto “lavorare per vivere”, come dice lo slogan che noi dell’Ugl utilizziamo nelle manifestazioni di informazione e sensibilizzazione del sindacato su questo tema fondamentale. Il 2021 non è ancora finito e si dovrà aspettare qualche settimana per avere l’elenco completo degli infortuni sul lavoro, anche fatali, avvenuti nell’anno in corso, ma è già possibile fare una stima: avviene un incidente non mortale più o meno ogni 50 secondi e la media dei decessi è di circa tre al giorno, con la soglia dei mille caduti sul lavoro superata già lo scorso ottobre, quando già le vittime conteggiate dall’Inail erano 1.017. Vittime di cui non abbiamo visto le immagini, ma che dobbiamo ricordare una per una come facciamo ora con Filippo, Roberto e Marco. Nel settore edile, fra i più colpiti, come negli altri comparti, ripresa non può e non deve far rima con insicurezza. Non si deve abbassare la guardia, ma anzi investire di più in formazione e controlli, anche utilizzando i fondi del Pnrr, come giustamente suggerisce oggi dalle colonne del La Repubblica il sindaco di Torino Lo Russo, che ha proclamato il lutto cittadino in occasione dei funerali dei tre operai morti. Creando, come fatto per la pandemia ed i vaccini, un’immagine nuova dell’Italia anche nell’ambito della tutela del lavoro, mettendoci finalmente alle spalle questa triste conta di incidenti e vittime e diventando un Paese all’avanguardia e di esempio in Europa e nel mondo, anche per quanto riguarda la salute e della sicurezza sul lavoro. Lo dobbiamo a chi ha perso la vita per svolgere semplicemente il proprio mestiere ed alle nuove generazioni di lavoratori italiani, che meritano un futuro migliore.