Tra Omicron e stop a piano Usa, la paura innesca un’onda “emotiva” sui mercati finanziari. L’insieme di diversi fattori ha affossato i listini azionari europei, confermando un clima che ha già penalizzato le Borse asiatiche

Soprattutto stamattina, Borse europee in rosso, poi le perdite solo parzialmente recuperate. Le cause sono diverse: la variante Omicron e le misure di restrizione scelte dai vari Paesi, nonché lo spettro di eventuali lockdown, preoccupano gli investitori per le ripercussioni sulla crescita economica. Dunque, è stata la paura a far scivolare le piazze finanziarie globali e gli indici europei che sono arrivati a perdere fino al 3%, per poi limitare il “rosso”. Ma c’è anche dell’altro: lo stop al maxi piano infrastrutturale del presidente americano Joe Biden e la decisione della banca centrale cinese di tagliare il «loan prime rate». L’insieme di tali fattori ha affossato i listini azionari europei, confermando un clima che ha già penalizzato le Borse asiatiche. Nel merito, sorprendendo molti la People’s Bank of China ha ridotto dal 3,85% al 3,80% il «loan prime rate» annuale (tasso privilegiato fissato mensilmente sulle indicazioni di 18 banche, anche se Pechino ha un’influenza diretta sulla sua determinazione), dopo averlo lasciato invariato per 19 meeting consecutivi. È, quello di ieri, il primo taglio dall’aprile 2020, quanto il tasso era stato abbassato di 20 punti base. Una scelta che da molti osservatori è stata interpretata come una risposta al rallentamento dell’economia più marcato del previsto. Ma il contraccolpo più forte sui mercati è arrivato dagli Usa, con il «no» del senatore democratico, Joe Manchin, al piano «Build back better» da circa 2mila miliardi di dollari voluto dal Presidente Joe Biden. E pensare che il mercato lo aveva salutato come spinta fondamentale per sostenere la ripresa post Covid. Curiosamente, si tratta di un piano molto ambizioso con priorità sociali e ambientali che ha provocato un intenso dibattito e diviso su due spalti Partito Democratico e Partito Repubblicano. Differentemente dai compagni di partito e soprattutto dai progressisti, i più radicali, come il socialista Bernie Sanders, il senatore democratico Joe Manchin ha formalizzato ieri la sua opposizione, con un annuncio in tv, spiegando di non poter sostenere un piano di spesa così poderoso, dopo le migliaia di miliardi di spesa pubblica già approvati dagli Usa nei mesi scorsi. Manchin ha evidenziato i danni già causati ai cittadini statunitensi dal rapido aumento dell’inflazione, dalla dipendenza da catene di fornitura straniere e dal rifiuto di milioni di americani di cercare un impiego, per l’effetto combinato di sussidi alla disoccupazione pagati a debito e dell’eccessiva depressione dei salari.