di Francesco Paolo Capone – Segretario Generale UGL

Guardando al resto d’Europa e del mondo, così come ai contagi in aumento in Italia, è evidente a chiunque che siamo di fronte ad una quarta ondata di Covid 19 e che, al di là della gravità ancora da accertare della variante Omicron, sia necessario correre ai ripari. Non stupisce, quindi, anche se preoccupa per i riflessi sull’economia e, in particolare per noi che facciamo sindacato, sull’occupazione, che il Governo abbia scelto di varare nuove norme per fare fronte a pericoli incombenti. Stupisce invece che, in questo contesto, ancora sia in piedi uno sciopero generale.

La scelta di prorogare il termine dello stato di emergenza a marzo 2022 e tutto ciò che ne consegue, in aggiunta ad altre importanti novità, come ad esempio l’obbligo vaccinale per sanitari, insegnanti, forze dell’ordine, secondo i quotidiani di oggi, sarebbe stata presa in quasi totale solitudine dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, nonostante avesse precedentemente espresso contrarietà ad una proroga. D’altronde, la responsabile tecnica per la pandemia di Covid dell’Oms, Maria van Kerkhove, in un’intervista al quotidiano spagnolo El País, oggi ha invitato i Governi a «non aspettate ad agire», essendo ormai «di fronte a uno tsunami di contagi» nel mondo sia per Delta sia per Omicron. Dunque, la scelta di Draghi non è realmente “solitaria” – in realtà sarebbero state cercate alternative rivelatesi poi inefficaci – e ha delle oggettive ragioni, al di là di qualsiasi dietrologia.

Ma ha i relativi quanto inevitabili riverberi, a cominciare dall’economia: è evidente che si rischia di frenare la crescita, già il Super Green Pass ha suscitato le lamentele di molti operatori economici che, tuttavia, senza tale strumento, avrebbero rischiato la chiusura, soprattutto in vista di contagi che verosimilmente durante le feste e per il mese di gennaio sono considerati in via di forte aumento. Alcuni dati rivelano che, nonostante la buona performance espressa in termini di Pil dal nostro Paese, le crepe ci sono e si vedono. Secondo la ricerca Ipsos sulla solidarietà post-Covid, l’Italia è tra i Paesi europei con le più elevate disuguaglianze e che, nel 2020, ha subito il calo più elevato nel tasso di attività lavorativa femminile, con la perdita di quasi due punti a fronte di una sostanziale stabilità nella media Ue. Per la ricerca Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2021, aumenta di 110 miliardi la liquidità sui conti correnti, ma diminuisce il numero degli italiani in grado di risparmiare.

Inevitabili anche i riflessi politici che si stagliano sul Colle: Mario Draghi sicuramente non potrà essere eletto presidente della Repubblica e così il Pd tira un sospiro di sollievo. Ma fino a che punto? I numeri sono sempre a favore del centro destra.