di Francesco Paolo Capone Segretario Generale UGL

Mentre a Ravanusa si continua a scavare tra le macerie – e lo si è fatto per più di 36 ore ininterrotte, grazie ai Vigili del Fuoco che, con l’aiuto dei generatori elettrici, hanno lavorato anche a mani nude – per ritrovare i corpi rimasti ancora intrappolati, è necessario riflettere sul prezzo, in termini di vite umane, di comunità messe in grande pericolo, di servizi inefficienti, di condizioni diffuse di insicurezza, e sui costi, in termini di risorse, che la sicurezza e l’insicurezza implicano. La tragedia che ha colpito in provincia di Agrigento un intero Comune, che adesso si ritrova non solo a piangere i morti, tra le quali un’infermiera al nono mese di gravidanza, a dare rifugio agli sfollati, a dover ricostruire non soltanto l’isolato sventrato dall’esplosione di gas, ma anche a rimettere in piedi la rete dei servizi interrotti, come luce e gas, rende evidente che i costi dell’insicurezza sono decisamente i più alti. Molto più alti di un’indispensabile campagna, che l’Ugl chiede da decenni, mirata a rendere consapevole tutta la popolazione italiana, dai più piccoli nelle scuole fino ai più grandi, anziani compresi, dei diritti e dei doveri in capo ad ogni singolo cittadino in materia di sicurezza.  Tutti siamo chiamati, sebbene a livelli diversi, a rispondere e a contribuire alla sicurezza delle nostre vite e di quelle altrui. Ognuno è parte integrante della popolazione, come una cellula di un intero organismo, e contemporaneamente di “comunità” più piccole: scuola, luoghi di lavoro, imprese, istituzioni, palazzi e case, mezzi di trasporto pubblici e privati. Esattamente come sta avvenendo con la pandemia e con le contromisure adottate, in primis la vaccinazione, per contrastarla. Tutti abbiamo una parte e anche la più piccola è sempre fondamentale.

Ovviamente c’è dell’altro che spetta alle Istituzioni, in primis quelle che governano e che legiferano, e sul cui operato, troppo spesso lacunoso, arriva come una manna, o come una “pezza” a seconda dei punti di vista, il Pnrr. Ritardi e le lacune si sono stratificate per così tanti anni che viene da dubitare possano bastare i poderosi finanziamenti di Next Generation Eu. Un dubbio oggi rafforzato dalla 32° indagine sulla qualità della vita nelle province italiane, pubblicata oggi dal Sole 24 Ore e che suona come una risposta a quanto avvenuto a Ravanusa: se Trieste nella classifica 2021 si trova in cima alla classifica e Milano è tornata a salire sul podio, stabile nelle ultime posizioni è il Mezzogiorno. Crotone ultima, poi Foggia e Trapani. Su novanta indicatori le ultime posizioni sono popolate in ben 57 casi da province del Sud o delle Isole. Fatti che, purtroppo, si commentano da soli, mentre siamo chiamati ad esprimere sentimenti di profondo cordoglio per le vittime, per tutte le vittime della mancanza di prevenzione e di sicurezza.