L’evento voluto da Biden irrita la Cina

Il summit per la democrazia convocato dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che prende il via oggi e proseguirà domani, sta già creando più di qualche imbarazzo, al netto di quelli che saranno i risultati che il vertice (virtuale) produrrà. Tanto per cominciare, un primo motivo di disagio viene provocato nelle sede istituzionali di Bruxelles a causa dell’assenza dell’Ungheria – unico paese dell’Unione europea escluso dal summit promosso da Washington –, anche se la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, prenderà parte all’incontro. Il summit serve ad affrontare diversi temi, che spaziano dalla lotta alla disinformazione alla transizione digitale, fino al finanziamento dei progetti infrastrutturali a livello mondiale. Tra gli assenti figurano inoltre Turchia, Egitto, Cuba, Russia e Cina. Per quanto riguarda la Russia, Biden ha avuto pochi giorni fa un colloquio diretto con Vladimir Putin sul dossier Ucraina. Il presidente americano, ancora nelle scorse ore, è tornato a minacciare «sanzioni mai viste» verso Mosca in caso di un attacco di quest’ultima ai danni di Kiev, che mira ad un ingresso nella Nato. Complesso anche il quadro con la Cina. Tra gli invitati al summit, sono 110 i partecipanti all’evento, c’è Taiwan. Circostanza che ha indispettito non poco Pechino. Già nelle scorse settimane, la Cina aveva dichiarato che invitare Taiwan è da ritenersi un errore, nelle ultime ore ha invece definito il summit «un pretesto per istigare il confronto» tra Stati e passerà alla storia, piuttosto, come «una manipolazione della democrazia».