Le tensioni tra Mosca e Kiev al centro del summit

Il colloquio a distanza tra il presidente statunitense Joe Biden e il presidente russo Vladimir Putin servirà a fare il punto della situazione sulla crisi ucraina. Ma gli ultimi sviluppi difficilmente fanno supporre che si troverà se non proprio un accordo, almeno un punto di intesa che possa stemperare le tensioni tra Mosca e Kiev. Il dossier è stato affrontato già ieri, dall’amministrazione statunitense, quando Biden ha avuto una serie di colloqui telefonici con alcuni alleati europei, tra questi Regno Unito, Francia, Germania e Italia per cui, ha in seguito riferito la Casa Bianca, i leader «hanno discusso la loro condivisa preoccupazione sul crescente e massiccio dispiegamento militare russo ai confini con l’Ucraina». E del resto, anche la portavoce della Casa Bianca è stata chiara sul tema: «L’obiettivo è comunicare diplomaticamente che è il momento per la Russia di ritirare le forze militari al confine con l’Ucraina», con gli Usa che non hanno escluso il ricorso alle sanzioni. Il punto di non ritorno sembra essere l’ambizione del presidente ucraino, Volodymyr Zelenski, il quale vuole portare il paese nella Nato, una mossa che Mosca, dal suo punto di vista, non accetta perché significherebbe concedere possibili vantaggi ad avversari o paesi competitor sul confine. «Aspettiamo e vediamo come finisce la conversazione tra Vladimir Putin e Joe Biden, siamo seriamente preoccupati dai tentativi di Kiev di provocare i suoi sponsor occidentali», era stato il commento del ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, citato dalla Tass prima del summit di oggi. Tutto questo avviene inoltre a poche ore dal vertice virtuale delle democrazie convocato a Washington da Biden.