Il ministro del lavoro prova a cambiare la prospettiva, guardando a Bruxelles

Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, prova a ridisegnare lo scenario legato alla proposta di salario minimo legale. Davanti alla chiusura delle parti sociali – sindacati confederali e associazioni datoriali hanno infatti espresso più volte le loro riserve su un intervento di legge in una materia regolata dalla contrattazione collettiva -, l’esponente del Partito democratico si è detto convinto che è possibile raggiungere questo obiettivo, non su base nazionale, ma europea. Orlando ha parlato esplicitamente di salario minimo europeo, qualcosa di diverso rispetto a quanto si è detto finora. Una prospettiva completamente diversa rispetto alle proposte di legge presentate a suo tempo da Nunzia Catalfo, per il Movimento 5 Stelle, e da Debora Serracchiani, per il Partito democratico. In entrambi i casi si proponeva l’introduzione di una soglia retributiva minima oraria da applicarsi in tutti i rapporti di lavoro. Successivamente, davanti alle perplessità di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e delle associazioni datoriali, le due parlamentari avevano provato a circoscrivere l’intervento. Ora Orlando allarga il campo di gioco. Ad oggi, la paga media oraria è molto differenziata a livello europeo con la Germania ai vertici – la media è vicina ai 30 euro – e diversi Paesi dell’est molto indietro, con salari che viaggiano intorno ai cinque euro. Italia e Spagna sono nel mezzo.