Alla base dello smart working vi è sempre l’accordo individuale fra datore di lavoro e dipendente, anche se i contratti collettivi sono incentivati in un’ottica di incremento della produttività

Nei giorni scorsi, il ministro del lavoro, Andrea Orlando, ha presentato alle parti sociali una bozza di protocollo per regolamentare il lavoro agile nel settore privato, atto che segue quanto definito nel pubblico impiego con il ministro Renato Brunetta. La bozza di protocollo di Orlando è composta di sedici articoli, il primo dei quali fissa alcuni principi generali, fra cui il fatto che l’adesione al lavoro agile avviene su base volontaria, previa sottoscrizione di un accordo individuale fra datore di lavoro e dipendente. L’accordo individuale è quello previsto dalla legge 81/2017. La bozza di protocollo specifica che la giornata lavorativa svolta in modalità agile si caratterizza per l’assenza di un preciso orario di lavoro e per l’autonomia nello svolgimento della prestazione nell’ambito di obiettivi prefissati. La scelta del luogo di lavoro è rimessa al dipendente, nel rispetto delle condizioni di sicurezza e riservatezza, mentre la strumentazione tecnologica è di norma fornita dal datore di lavoro. In caso di furto, il dipendente deve avvisare immediatamente il proprio responsabile per attivare la procedura aziendale per la gestione dei data breach. Nella bozza di protocollo si trattano, fra gli altri, i temi della salute e della sicurezza, degli infortuni e delle malattie professionali, dei diritti sindacali, delle pari opportunità e trattamento, la disabilità, il diritto alla privacy. Previsti infine un osservatorio bilaterale di monitoraggio e un incentivo ai contratti collettivi.