PERDITA SECCA

La pandemia ha colpito pesantemente il mercato del lavoro, ma non sempre con la stessa intensità. In questa crisi sono infatti coinvolti i lavoratori autonomi (-28mila unità nei soli mesi di agosto e settembre, oltre 150mila in un anno da settembre 2020 a settembre 2021), costretti a fare tanti lavoretti e ad abbassare il loro onorario per poter competere sul mercato (nel 48% dei casi il reddito è inferiore ai 20mila euro annui). Ma ne escono con le tasche vuote e con il valore della professionalità distrutto, creando anche una crisi sul mercato. Come si ricorderà, la legge di bilancio per l’anno in corso ha introdotto in via sperimentale una prima forma di sostegno al reddito.

EXIT STRATEGY

Il lavoro dipendente è cresciuto di 422 mila unità, di cui 69mila a tempo indeterminato e 353 mila a termine. L’apertura di nuove partite Iva è invece scesa di 15 punti nel 2020 rispetto al 2019, un crollo senza precedenti; la pandemia poi ha accentuato le chiusure anche se mancano dati effettivi. Occorre, in questo contesto, favorire il reinserimento nel mondo del lavoro e l’unica strada percorribile è quella della formazione e dell’aggiornamento professionale, oltre alla garanzia di un salario minimo. L’obiettivo è quello di raggiungere un lavoro autonomo competitivo e remunerativo, organizzato e competente, aspetti entrati nel dibattito sulla riforma delle politiche attive del lavoro.