di Francesco Paolo Capone, Segretario Generale Ugl

. Abbiamo detto che il taglio dell’Irpef rappresenta un piccolo passo in avanti, ma, certamente, al nostro Paese e al nostro sistema produttivo serve uno sforzo in più. Chiediamo da tempo non riforme timide e parziali, ma un vero e proprio shock fiscale, capace di risollevare in modo significativo consumi, occupazione, investimenti. Un’inversione a U, che già prima della crisi determinata dalla pandemia era necessaria ed ora si è fatta inevitabile, se si vuole consentire all’Italia una ripresa robusta e strutturale. Innanzitutto avviare un’opera di semplificazione del sistema tributario, ancora troppo cervellotico e farraginoso. Poi liberare imprese e lavoratori dall’incubo di una tassazione che ha ormai raggiunto un livello insostenibile. In tal senso è indispensabile estendere la flat tax fino a 100 mila euro, per far ripartire i consumi e concentrare le risorse disponibili sul taglio del cuneo fiscale. Dal lato delle aziende bisogna necessariamente abbattere il costo del lavoro – troppo alto non nelle buste paga, ma in termini di tasse – che scoraggia nuove assunzioni e rappresenta una delle principali se non la prima causa della presenza in Italia di una grande mole di lavoro irregolare; occorre dirlo con chiarezza, se si vuole davvero risolvere la situazione. A beneficio dei dipendenti, delle loro tutele e del loro benessere presente e futuro in vista della pensione e della loro salute sicurezza. Ed anche a beneficio del complesso della collettività, che, dal punto di vista delle entrate fiscali, attualmente risulta penalizzato e non certo aiutato dalla situazione. E poi dal lato della consistenza dei salari e degli stipendi che entrano nelle tasche dei lavoratori, che, in Italia, al confronto con gli altri Paesi europei simili per sviluppo al nostro, sono troppo bassi, fermi da anni, anche qui con conseguenze negative in primis per i lavoratori stessi e per le loro famiglie, ma, ampliando lo sguardo, anche per il resto della cittadinanza, per tutta la nostra economia, che, invece, avrebbe un estremo bisogno di una spinta sul lato dei consumi interni capace di rinvigorire l’intero sistema. Insomma, parafrasando un vecchio slogan, tassare meno, lavorare tutti, di più e meglio, dipendenti e imprenditori, con la certezza che così facendo anche il fisco ne beneficerebbe, con una tassazione più bassa ma estesa recuperando le sacche di irregolarità, e quindi la qualità dei servizi e delle prestazioni offerte dallo Stato. Ora è il turno del Governo, di avere più coraggio e ascoltare, estendendo il dialogo con le parti sociali, le istanze e le richieste che provengono dal mondo produttivo per dare, finalmente, una svolta consistente al nostro sistema fiscale, vero nodo da sciogliere per consentire la ripresa del Paese.